Mentre continuano ad aumentare le adesioni alla richiesta di moratoria sui permessi di soggiorno lanciata dal Coordinamento Migranti Bologna e provincia dopo il terremoto, pubblichiamo oggi due video-interviste che raccontano ciò che si sta vivendo nelle zone terremotate. Hussain, dell’associazione Minhaj-Ul-Quran di Cento, e Lilia ci spiegano una situazione difficile, dove ci si organizza come meglio si può e l’assistenza, pur diffusa, non basta mai. In più, parlando da una zona dove la presenza migrante è altissima, ci raccontano i diversi modi in cui il terremoto ha fatto emergere e amplificato i problemi prodotti ogni giorno dalla legge Bossi-Fini e dal razzismo istituzionale. Se delle aziende molto si è parlato, poco si è dette delle case dove tante lavoratrici sono state spinte a rimanere anche con il pericolo e la paura, per non mettere a rischio il permesso di soggiorno o non perdere gli stipendi arretrati. Tante le famiglie, e tanti anche coloro che non hanno un permesso di soggiorno, che ora non sanno se potranno tornare per un periodo nel paese di origine senza perdere tutto quello che hanno costruito qui. Tanti quelli che, pur avendo un permesso di soggiorno, temono che l’inagibilità delle case o rimandare i propri figli nei paesi d’origine interrompa la continuità della residenza e dunque impedisca, in futuro, la possibilità di ottenere una carta di soggiorno o la cittadinanza. Questo accade a Cento come in tutte le zone terremotate. Per tutti questi motivi, tanto Hussain quanto Lilia sostengono l’appello per una moratoria sui permessi di soggiorno, e invitano a continuare questa lotta e ad alzare la voce. E’ quello che faremo.
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