La violenza del decoro è nella faccia a terra di Pape Demba Wagne, migrante senegalese braccato dalla polizia municipale nel centro di Firenze per aver turbato con le sue merci abusive il buon ordine dei ricchi commercianti fiorentini. È nel braccio del poliziotto che, pur di combattere il degrado, rischia di soffocare un uomo con la pelle nera, che non respira e grida aiuto, mentre il poliziotto stringe il suo braccio più forte e si vede la schiuma uscire dalle labbra di Pape. Qualcuno dirà che la lotta al degrado ha un costo, ma noi diciamo chiaro che il decoro con la bava alla bocca del sindaco di Firenze Nardella è solo razzismo. È una delle tante facce del razzismo istituzionale di questo paese, dove le questure lamentano di non avere il personale per gestire le pratiche dei permessi di soggiorno, ma poi si permettono il lusso di creare squadracce speciali per umiliare migranti che non hanno altra scelta che guadagnarsi da vivere come possono.
D’altra parte, la faccia di Nardella non conosce vergogna. Non solo ha minimizzato l’accaduto, ma ha perfino sostenuto che la città di Firenze ha un rapporto eccellente con la comunità senegalese. Noi non dimentichiamo, sindaco. Noi non dimentichiamo che appena quattro anni fa Idy Diene, un altro ambulante senegalese, veniva ammazzato da un colpo di pistola nelle strade del lusso fiorentino. E non dimentichiamo neanche che, dopo l’omicidio, la sua prima preoccupazione erano state un paio di fioriere danneggiate dalla legittima rabbia della comunità senegalese. La stessa comunità che già nel 2012 aveva dovuto subire un agguato vigliacco di Forza Nuova. Pape è per fortuna vivo e sta bene, ma l’ossessione di Nardella per l’ordine sarebbe preoccupante se non si spiegasse con un razzismo istituzionale che va ben al di là del comune di Firenze. Perfino nella città vetrina del progresso democratico – quale senza dubbio è Bologna – vediamo multe ed espulsioni colpire migranti solo per aver tentato di rifiutare la condizione di povertà che spetta ai rifugiati. E vediamo ancora il centro Mattei aperto ad “accogliere” i migranti, nonostante le promesse e gli annunci di chiusura di questi anni e nonostante gli appartamenti disponibili nella città di Bologna.
Poiché il razzismo istituzionale ha tante facce il 7 maggio saremo in piazza a Bologna per queste ragioni, ma sabato 16 aprile saremo a Firenze a dire basta al razzismo del decoro del comune di Firenze. Come quattro anni fa per Idy Diene, quando un grande corteo ha attraversato Firenze e riversato la rabbia della comunità senegalese, sabato saremo ancora una volta al fianco loro e di tutte le donne e gli uomini migranti in piazza. Perché non siamo più disposti a subire le violenze e le intimidazioni del vostro razzismo abusivo. Perché la vostra violenza non ci spezza e la nostra lotta per i documenti non si ferma. Perché, senza paura, vogliamo vivere da donne e uomini liberi.
Sabato 16 aprile a Firenze doppio appuntamento alle 10 presidio in piazza Indipendenza con le comunità senegalesi e alle 15.30 manifestazione da Ponte Vespucci.