Con una sentenza di qualche giorno fa il TAR dell’Emilia-Romagna ha stabilito che una richiesta di rimborso fatta dalla Prefettura di Ferrara a un migrante espulso dall’accoglienza è illegittima e deve essere cancellata. La sentenza rispedisce al mittente l’accusa fatta al migrante di aver usufruito illegittimamente delle misure di accoglienza, perché non aveva mai nascosto a nessuno di lavorare e di avere un salario. Lo sapevano la Prefettura e la cooperativa in appalto nel centro che non hanno avviato la pratica per notificare la fine dell’ospitalità fino ad oggi. Intanto il business dell’accoglienza è andato avanti e la cooperativa ha continuato a ricevere i fondi. La sentenza dice chiaramente che a queste condizioni è illegittimo chiedere al migrante un risarcimento, a maggior ragione di una cifra sproporzionata come oltre 15.000 euro.
È una sentenza importante, che non riguarda solo il migrante che ha presentato ricorso ma anche i tanti che in queste settimane stanno ricevendo dalla Prefettura di Bologna e di altre città la lettera con la quale vengono cacciati dai centri con la richiesta di rimborsare il ministero per migliaia di euro. La Prefettura di Bologna e le cooperative che gestiscono i centri non possono fingere di non sapere che i migranti lavoravano, né possono negare di non aver mai mosso un dito finché è convenuto. Prima, durante e dopo la pandemia i migranti hanno denunciato più volte che erano le stesse cooperative a fornire i loro contatti alle agenzie interinali. Le istituzioni sanno benissimo che negli ultimi anni i centri di accoglienza si sono trasformati in dormitori pubblici per i magazzini e per le fabbriche con la complicità delle cooperative e delle istituzioni. Ora vorrebbero presentare il conto ai migranti ai quali hanno chiesto di lavorare e di integrarsi per avere un permesso di soggiorno. Questo è inaccettabile: i rimborsi sono una ingiustizia contro il lavoro migrante, per questo devono essere immediatamente ritirati. Non accettiamo quanto il capo di gabinetto della Prefettura di Bologna ha detto alla delegazione del Coordinamento Migranti: i rimborsi possono e devono essere cancellati. La rateizzazione è soltanto l’ennesimo ricatto sulla vita dei migranti che con quel debito avranno ancora più difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno o a richiedere la cittadinanza e che saranno costretti ad accettare qualsiasi lavoro, ancor più duro e povero pur di ripagare il debito.