È trascorso un mese dallo sciopero di migranti e richiedenti asilo impiegati come interinali nei magazzini della SDA nell’Interporto di Bologna. In centinaia hanno smesso di lavorare e preteso che nella busta paga siano pagate tutte le ore di lavoro effettivamente svolto. Il Consorzio Metra, che gestisce il lavoro in appalto, ha assicurato, per bocca di Michela Crecco, di prendere sul serio le loro rivendicazioni chiedendo il tempo necessario per controllare le buste paga. Nei giorni scorsi sono arrivate le prime buste paga dopo gli scioperi e le promesse, e non è cambiato nulla. Non è stato restituito nulla delle ore lavorate e non pagate. Gli straordinari continuano a non essere pagati e insieme ad essi non viene corrisposta la maggiorazione per le domeniche lavorate. Con l’avvicinarsi del Natale il lavoro richiesto nei magazzini è aumentato, ma molti migranti si stanno rifiutando di lavorare tutte le ore che azienda e cooperativa richiedono attraverso le agenzie interinali. «Mi chiamano per 9 ore? Io vado a lavorarne 6, tanto so che più di quelle non mi pagano».
In questo mese i migranti sono stati presi in giro dalla cooperativa e dalle agenzie interinali, che hanno persino convocato insieme alla CGIL inutili incontri con i lavoratori per rispondere alle loro rivendicazioni. Altri sindacati li hanno semplicemente ignorati. L’azienda li ha anche nascosti agli occhi della Commissione Parlamentare a guida del Partito democratico in visita al magazzino. E anche la città metropolitana di Bologna, che si riempie la bocca di buoni propositi e progetti di “Logistica etica”, non ha mosso un dito per questi lavoratori. L’unica etica che la città più progressista del paese vuole fare salva è quella patinata del consumo delle merci che ogni giorno e notte migranti e richiedenti asilo muovono per assicurare la buona riuscita del Natale. I contratti scadranno con la fine dell’anno, nessuno ha la certezza di vedersi rinnovare il contratto ma, contro le prese in giro di SDA e il silenzio di sindacati e istituzioni, la scelta dei lavoratori migranti è quella del rifiuto del lavoro straordinario.