Apriamo il 2012 con una nuova edizione del numero 23 di Senza Chiedere il Permesso, il foglio periodico del Coordinamento Migranti Bologna e Provincia. In questo numero presentiamo il percorso “Imparare, difendersi, organizzarsi: contro la clandestinità politica dei migranti”, che vede insieme Coordinamento Migranti, Laboratorio On the Move, Migranda, Scuola di Italiano con migranti – Xm24 e l’Associazione interculturale Al-Sirat. Con qualcosa in più: durante le vacanze natalizie, il governo Monti ha deciso di fare un ‘regalo di natale’ ai migranti, confermando la tassa sul rinnovo del permesso di soggiorno introdotta dal precedente governo. Anche se ora l’introduzione di questa tassa è messa in discussione, e si discute di allungare i tempi di durata dei permessi per ricerca lavoro, da queste vicende vengono segnali importanti di ciò che potrebbe cambiare e ciò che non cambia con il cambio di governo. Di sicuro, sappiamo che la legge Bossi-Fini e il contratto di soggiorno per lavoro non sono in discussione. Anni di lotte e di presa di parola dei migranti ci hanno insegnato che ogni possibile miglioramento diventa una beffa, se non contribuisce a smontare la legge Bossi-Fini e il suo funzionamento.
Oggi che gli effetti della crisi si fanno sentire più chiaramente in tutta la società italiana, appare evidente come l’idea che “tanto tocca a loro” e il razzismo che la muove (presente in alcune forze politiche) siano stati uno strumento per dividere. La tassa sul permesso di soggiorno prevista nel pacchetto sicurezza e applicata dal governo Monti é solo l’esempio più lampante: i migranti pagano la manovra come tutti i lavoratori e le lavoratrici, ma a loro si chiede anche qualcosa di più, come se la loro povertà fosse più accettabile. Si sta già discutendo di abolire o modificare questa misura: su questo argomento vigileremo. Qualsiasi criterio “ragionevole” che inventeranno per misurare la tassa su reddito e nucleo familiare non eliminerà il razzismo istituzionale che impone ai migranti di rinnovare il permesso di soggiorno sempre più spesso e impedisce il rinnovo a chi di più ha subito la crisi. Questo è il vero problema. Che il costo del rinnovo sia così allineato a quello di altri paesi europei, poi, non è una giustificazione, ma indica soltanto che tutta l’Europa è un terreno di lotta per la libertà dei migranti. Sappiamo per certo però che l’idea che i migranti possano pagare per salvare altri, o che al più possano essere aiutati come soggetti deboli, ma privi di voce politica, ha danneggiato tutti. Il razzismo istituzionale contro i migranti ha semplicemente favorito una “guerra tra poveri” di cui vediamo i risultati: la diffusione della precarietà, l’impoverimento e il senso di solitudine di tutte le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente dalla loro provenienza. Prima ancora che nelle banche centrali e nel debito sovrano, la crisi si è prodotta a questo livello.
continua a leggere SCP numero 23 – dicembre/gennaio 2011-2012