Il razzismo istituzionale della Questura che abbiamo denunciato nei due comunicati precedenti non è un’oppressione fine a se stessa. La richiesta di documenti non previsti e l’allungamento dei tempi per il rinnovo preparano infatti il terreno per una precarietà senza confini e per lo sfruttamento più intenso del lavoro di migranti e richiedenti asilo. Come abbiamo documentato nella nostra inchiesta sulla logistica, la legge Salvini spinge sempre più migranti sotto il regime del ricatto della Bossi-Fini, e molti di questi lavoratori vengono impiegati ininterrottamente attraverso agenzie di lavoro interinale. In alcuni casi i migranti sono di fatto “assunti” attraverso queste agenzie, lavorando consecutivamente per diversi anni sempre nello stesso posto e per la stessa azienda ma con contratti precari, un salario ridotto e senza alcuna possibilità di migliorare la propria posizione. Con questi tipi di contratto ottengono permessi di soggiorno per lavoro sempre più brevi, da rinnovare continuamente anche se di fatto lavorano senza interruzioni. Altre volte ai e alle migranti vengono proposti contratti di apprendistato lunghissimi, addirittura fino a quattro anni, che non sono sufficienti nemmeno per dare le garanzie necessarie per affittare una casa. Si tratta di un sistema ben rodato, in cui i datori di lavoro trovano dalla loro parte diverse cooperative dell’accoglienza. Queste ultime fanno di tutto per imporre la loro intermediazione e spingere i e le migranti verso contratti precari e salari da fame, ostacolando in ogni modo quelli che cercano di muoversi autonomamente alla ricerca di un lavoro. I e le migranti con in tasca questi stessi contratti precari e mal pagati sono costretti a uscire dall’accoglienza, non ricevono più il pocket money, devono cercarsi un alloggio senza poter affrontare le spese. Alcune cooperative, ormai, funzionano come vere e proprie riserve di manodopera a basso costo da offrire all’occorrenza alle imprese della zona. Il sistema fa felici un po’ tutti: le cooperative dell’accoglienza alleggeriscono le loro strutture in questi tempi di tagli da parte del governo, imponendo ai migranti che hanno un contratto di lavoro di lasciare l’accoglienza e di cercarsi un alloggio; le imprese possono sfruttare manodopera a basso costo, usa e getta e facilmente ricattabile; le agenzie interinali aumentare i loro profitti giocando sul ruolo di centri di collocamento precario.
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