Nel tentativo di eseguire la volontà razzista del ministro dell’Interno che vuole rendere ricattabili e sfruttabili donne e uomini migranti, la Questura di Bologna non si limita – come abbiamo detto nel precedente comunicato – a richiedere documenti per il domicilio non richiesti dalla legge. Determina anche in modo arbitrario uno spropositato allungamento dei tempi nella concessione e nel rinnovo dei permessi di soggiorno dei richiedenti asilo, di chi è in attesa della commissione e di chi attende l’esito del ricorso dopo aver ricevuto un diniego. Questi permessi non sono infatti permessi elettronici la cui stampa passa per gli uffici centrali di Roma, ma sono cartacei e sono redatti direttamente presso l’Ufficio stranieri. La Questura di Bologna contribuisce così al disegno del ministro Salvini: rende sempre più precaria e ricattabile la vita di migliaia di uomini e donne che, provvisti esclusivamente del cedolino che gli uffici consegnano come ricevuta della richiesta di permesso, continuano a trovarsi di fronte a padroni razzisti che si fanno mille scrupoli per assumerli regolarmente e nessuno per impiegarli in nero. Non siamo così ingenui da credere che un giorno la Questura smaltisca le pratiche di rinnovo dei permessi nei termini stabiliti dalla legge, dal momento che bisogna attendere fino a dodici mesi per rinnovare un normale permesso di soggiorno per lavoro a chi vive in questo paese da anni. Chiediamo però che sia consegnato ai richiedenti asilo – unitamente al cedolino – una dichiarazione scritta della Questura che attesti la possibilità di lavorare regolarmente, sia al momento della formulazione della domanda di asilo, sia nei successivi momenti di rinnovo del permesso, anche quando, dopo un diniego, viene presentato ricorso.