Come vivono i migranti ai tempi dell’accoglienza? Ovvero, in che modo la Prefettura gestisce l’ordinaria accoglienza delle e dei richiedenti asilo? Sappiamo già che molti migranti di fatto non possono lavorare o sono obbligati a lavorare in nero a causa delle malepratiche della Questura, ma la Prefettura non vuole essere da meno nel rendere la loro vita impossibile. Con le ultime direttive impartite ai centri di accoglienza, la Prefettura ha infatti disposto che per qualsiasi ragione si passi una notte fuori dalla struttura, il giorno dopo non si riceve il pocket money di 2,50 euro, una miseria con cui però i migranti si procurano qualcosa da mangiare che sia diverso dal cibo scadente fornito nei centri. E che cos’è questo se non un ricatto per tenere i migranti chiusi nel centro di accoglienza e non esporli alla vista del cittadino elettore? L’accoglienza non è un albergo stellato, ma un luogo in cui i migranti sono continuamente sotto controllo: devono firmare per certificare la loro presenza e gli operatori devono inviare la lista con le firme alla Prefettura a fine giornata. In alcune strutture, sono stati installati dei dispositivi per rilevare le impronte digitali per controllare meglio gli spostamenti dei migranti. Quei pochi migranti che riescono a trovare un lavoro, precario e spesso a chiamata, come per esempio accade nei magazzini della logistica dove si lavora soprattutto di notte, devono chiedere il permesso per allontanarsi dalle strutture nelle ore di chiusura. Per ottenerlo, però, bisogna mostrare il contratto di lavoro. Peccato che molti non possano averne uno, vista la precarietà dei loro documenti, e che quei pochi che lo ottengono non vogliano rischiare di presentarlo, perché ciò costituirebbe la prova che sono autosufficienti e non hanno più bisogno dell’accoglienza. Come se un lavoro occasionale e un salario da fame potessero renderli autonomi. Si rischia allora di essere cacciati via, perdendo anche il servizio di assistenza per i documenti che i centri d’accoglienza forniscono, data anche l’assoluta inaffidabilità dell’ufficio per richiedenti asilo della Questura.
Non servono Salvini e la retorica del fascismo leghista a criminalizzare i migranti. Ci pensa già il razzismo democratico della Prefettura a trattarli come uomini e donne sospetti da controllare e a considerare gli operatori come dei poliziotti chiamati a impedire che i “neri” circolino liberamente per la città. L’accoglienza è una gabbia utile a rendere i migranti invisibili. Ma si è dimostrata anche un cattivo affare elettorale. Per questo, grazie anche ai cali degli sbarchi, la Prefettura sta cercando di smantellarla un pezzo alla volta, riducendone i numeri. Non a caso, le nuove direttive prefettizie prevedono anche che se un migrante passa due notti fuori dalla struttura viene automaticamente sbattuto fuori. In fondo, si tratta solo di un assaggio della clandestinità a cui le Commissioni territoriali condannano la maggioranza dei richiedenti asilo.
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