[ebook] Lottando nel buio per la luce. Viaggio tra le donne della Rojava

di ROBERTA FERRARI

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Questo viaggio è stato fatto due settimane prima dell’annuncio storico di Abdullah Öcalan di sciogliere il Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK e di deporre le armi. Il diario è stato scritto nel corso del viaggio e cerca di restituire il clima di determinazione e di tenacia assieme alla tensione e alla diffusa insicurezza sul futuro che la caduta del regime di Assad e il nuovo governo di Hay’at Tahrir al- Sham hanno generato ormai da più di due mesi. Mesi in cui alla preoccupazione della natura fondamentalista e patriarcale di questo governo si sono aggiunti gli attacchi feroci sferrati dallo Stato turco che in queste settimane si sono intensificati. Il diario mostra perciò questa tensione e la volontà di proteggere il progetto rivoluzionario. Tuttavia, nel giro di sole due settimane questa tensione è diventata una nuova configurazione, ancora confusa e incerta, del potere in Siria. A seguito della dichiarazione di Öcalan, un appello alla pace e alla democrazia che ha lanciato una sfida audace a tutto il Medio Oriente, la Turchia non ha cambiato la sua politica. In Siria, dopo gli scontri che a inizio marzo hanno portato alla luce il vero volto di HTS con il massacro di quasi un migliaio di alawiti, l’accordo siglato il 10 marzo tra Amministrazione Autonoma rivoluzionaria della Siria del Nord e dell’Est e il nuovo regime di Damasco guidato da Al Jolani (ora Ahmed al-Sharaa) che vede l’integrazione delle Syrian Democratic Forces nelle istituzioni dello Stato siriano, le domande sul futuro della Rojava sono molte. Al netto delle dichiarazioni di apertura al dialogo con i curdi, Erdogan continua a reprimere i movimenti sociali e il dissenso in Turchia – non ultimo sostituendo i sindaci DEM e CHP regolarmente eletti – e a lanciare droni oltre confine sulla diga di Tishrin, dove ogni giorno si raduna un presidio di più di 200 persone che lottano per difendere la rivoluzione della Rojava. Hay’at Tahrir al-Sham non è più solo una minaccia al lavoro della rivoluzione ma una realtà di cui vedremo presto i contorni. Nel quadro della Terza guerra mondiale e di altri equilibri imprevedibili in Medio Oriente, con la violenza genocida dello Stato di Israele in Palestina, della sua occupazione anche dei territori del sud-ovest siriano, dei progetti di Trump su Gaza, ma anche di quanto accade in Ucraina con la pace autoritaria del nuovo fronte Trump-Putin il futuro della Rojava non è solo il destino di chi la abita e l’ha costruita. È anche il futuro di un progetto di liberazione, di una storia di lotta e vittoria contro il patriarcato che ci riguarda oggi più che mai. Di fronte all’affermarsi ovunque del militarismo e della logica di guerra, al tentativo di reimporre da parte delle destre al governo in Europa e nel mondo un potere patriarcale che i movimenti femministi e transfemministi hanno sfidato e ferito più che mai in questi ultimi dieci anni, qui come in Rojava, non possiamo accontentarci di una pace imposta con la forza, diretta solo a cancellare le nostre lotte e tutto quello che abbiamo conquistato fin qui. La parola d’ordine dell’Assemblea Donne del Coordinamento Migranti in questi anni di guerra è stata rompere i fronti e durante la nostra visita in Rojava abbiamo ritrovato questa capacità di leggere la complessità dell’oggi sotto il segno di un nostro necessario impegno a non farci cooptare nelle logiche militariste degli Stati e degli equilibri transnazionali che tentano di imporci un presente senza alternative. Pubblichiamo perciò questo diario che è il racconto di una storia che non potremo mai considerare finita.

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