In lotta contro l’accoglienza razzista. Dalla parte dei migranti di Bari Palese

Due giorni fa a Bari centinaia di migranti ospiti del CARA (Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo) hanno organizzato una protesta e hanno sfilato in manifestazione per le vie del centro fino alla prefettura. I migranti si organizzano, alzano la testa e lottano. Questa è la vera notizia rispetto a ciò che è accaduto a Bari, perché  il sovraffollamento, i topi, l’incuria, le violenze sessuali e lo sfruttamento nell’accoglienza contro cui i migranti hanno protestato non sono certamente una novità.

La scintilla della mobilitazione di martedì è stata la morte di un ragazzo che, per protesta, ha ingerito undici pile e per tre giorni gli è stato dato solo del paracetamolo e gli è stato negato di recarsi in ospedale. Si tratta del terzo decesso in quattro mesi nel CARA di Bari Palese. Nella mattinata di martedì i migranti hanno bloccato l’accesso al centro e armati di cartelli e striscioni, hanno dato vita a una  protesta nella mattinata e a una manifestazione nel pomeriggio. Hanno così denunciato le pessime condizioni igieniche di una struttura fatta di container abitativi che prevedono quattro letti per ospitare dieci migranti; hanno denunciato inoltre l’assenza di cure mediche e il fatto che la struttura spesso si rifiuta anche di accompagnare al pronto soccorso gli ospiti.

Nel racconto dei migranti l’autolesionismo esercitato per andare in ospedale o, semplicemente, per uscire da un centro gestito come una prigione, è una pratica molto frequente.  Un dato che rivela in tutta la sua evidenza le condizioni assolutamente insostenibili dell’accoglienza di quel centro così come di molti altri in tutta Italia. Nelle strutture del CARA sono ospitate anche moltissime donne, provenienti da trenta nazioni diverse. Per loro le condizioni di incuria e insicurezza sono ancora più violente: molestie e stupri sono molto frequenti e le donne vengono ignorate dalla cooperativa accogliente. Spesso anche le gravidanze sono nascoste per il timore di perdere i loro bambini.

I fatti di Bari Palese mostrano la violenza quotidiana che questo governo riserva a donne e uomini migranti e richiedenti asilo. Che si tratti di CAS, CARA o CPR l’accoglienza è sempre più una gabbia che degrada i migranti, tiene le loro vite sospese e li costringe a vivere in condizioni insostenibili. Come Coordinamento Migranti non possiamo non essere dalla parte dei e delle migranti richiedenti asilo e di questa loro lotta. Avere il coraggio di prendere parola, alzare la testa e sfilare in piazza contro il razzismo delle prefetture, delle questure e dell’accoglienza è il messaggio che arriva, forte e chiaro, dai migranti di Bari! A noi sta la sfida di amplificarlo e di costruire processi di comunicazione affinché queste lotte non restino isolate.

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