Libero, sicuro, gratuito. Il 28 settembre scendiamo in piazza!

Il 28 settembre scenderemo in piazza con Non Una di Meno per l’aborto libero, sicuro e gratuito.

Ci prenderemo le piazze come donne migranti e no, con e senza permesso di soggiorno, nere e bianche, per dire che l’aborto non è solo un diritto individuale ma una libertà collettiva e sovversiva. La nostra lotta femminista non può giocarsi sul solo piano del diritto, a cui non possiamo rinunciare ma che può essere concesso o negato, e segna la linea tra chi può beneficiarne e chi no. La nostra lotta deve avere l’ambizione di ribaltare le gerarchie sessiste, razziste e di sfruttamento che i progetti antiabortisti riproducono e che i governi sostengono.

Libero

Aborto libero per noi significa rompere l’identità donna-madre che ci viene imposta come un obbligo in forza di legge ogni volta che la rifiutiamo. Significa libertà dalla guerra, perché non vogliamo essere sanzionate se non abbiamo figli, come sta accadendo ora in Russia, e non vogliamo servire alcun governo nazionale, consegnando i figli al fronte e le figlie come bottino per gli eserciti. Significa mettere fine alla logica dei premi, dei bonus e degli sgravi fiscali alle madri lavoratrici con più di tre figli che nasconde lo sfruttamento dei padroni, perché non c’è bonus o ricompensa che cancelli o ci ripaghi di questo sfruttamento, dentro e fuori casa. Aborto libero significa mettere fine al razzismo che sta dietro alle politiche della natalità che incentivano a fare figli, ma figli italiani, come fa esplicitamente l’assegno unico proposto dal governo Meloni che taglia fuori migliaia di donne migranti dalla possibilità di beneficiarne. L’aborto deve essere libero dal razzismo istituzionale che incatena tutte e tutti i migranti a un permesso di soggiorno legato allo sfruttamento e le donne a quello di mariti violenti. L’aborto sarà veramente libero quando potrà essere una scelta per tutte, quando queste gerarchie sessiste e razziste saranno abbattute.

Sicuro

Aborto sicuro per noi significa non solo rivendicare delle pratiche mediche all’avanguardia, ma affermare la possibilità di scegliere se essere madri quando e dove vogliamo. Mentre i paesi europei aumentano i controlli alle frontiere o stringono accordi per deportare i migranti senza permesso di soggiorno, per trattenerli nei centri per il rimpatrio o ancora per incarcerarli quando fanno “resistenza passiva”, la lotta per l’aborto sicuro non può essere slegata da quella per la libertà di movimento. Non c’è sicurezza sui confini e nei mari militarizzati, o quando la logica della guerra invade ogni ambito della vita. Non c’è alcuna scelta per le donne che a Gaza, in Ucraina o in Libano perdono la vita sotto le bombe senza più alcun potere di stabilire a quali condizioni essere o non essere madri, o se la maternità è l’esito obbligato di uno stupro di guerra. L’aborto sarà veramente sicuro quando il corpo delle donne avrà smesso di essere un campo di battaglia per punire il nemico o governare la libertà di movimento.

Gratuito

Aborto gratuito per noi significa lottare contro lo sfruttamento, perché le condizioni materiali determinano se, come e quando si può abortire. La crescita dell’occupazione femminile sbandierata dal governo non dice che si tratta di un lavoro sempre più precario, che per le migranti è reso più duro dal razzismo istituzionale. Solo chi ha i soldi in tasca per pagare l’interruzione di gravidanza può superare l’obiezione di coscienza – sostenuta e finanziata dal governo – che rende l’aborto una corsa a ostacoli. Per le studentesse migranti che non possono pagare 700 € l’anno per iscriversi al Sistema Sanitario, abortire è semplicemente impossibile. Lottare per l’aborto gratuito significa lottare contro il razzismo, ma anche contro l’autonomia differenziata che aumenta le disuguaglianze tra un sud povero e un nord che progredisce, mentre a nord come a sud bisognerà faticare sempre di più e per salari sempre più poveri per comprarsi qualunque servizio sanitario. L’aborto sarà davvero gratuito quando non dovremo più ammazzarci per un salario, e quando il colore della pelle o il permesso di soggiorno non determineranno più quale lavoro puoi fare, quali servizi puoi avere e a che prezzo.

Vogliamo un aborto libero, sicuro e gratuito contro la società che ci impone di essere madri o ci impedisce di esserlo alle nostre condizioni con la violenza della guerra, del razzismo e dello sfruttamento. Insieme alle donne e alle persone Lgbtq che in ogni parte del mondo lottano quotidianamente per la libertà sessuale, reclamiamo un aborto libero dal patriarcato, al sicuro dal razzismo e gratuito contro lo sfruttamento del lavoro.

 

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