Abbiamo preso possesso delle strade, quando ti sveglierai, unisci le tue mani alle nostre

Pubblichiamo questo articolo di Masha Hassan sulle recenti proteste in India a seguito dello stupro e dell’uccisione di una dottoressa specializzanda avvenuto in un ospedale di Calcutta.
Non è il primo episodio di brutale violenza maschile e non è la prima volta che le donne indiane protestano inondando le strade.
Questa volta però la protesta è andata avanti per giorni e ha portato a importanti scioperi del personale medico in più città, spinti da una rabbia esasperata, consapevole che i sistemi di sicurezza palliativi che sono stati già proposti in passato non aggrediscono davvero il cuore della società patriarcale, ma servono solo a tenere a bada le proteste e a confermare che le donne devono avere paura e devono essere protette.
Questa rabbia ha perfettamente chiaro il fatto che la violenza sessuale maschile in India, lo sfruttamento delle donne negli ospedali e delle lavoratrici in generale, l’impatto delle proteste in questi rapporti di dominio e il tentativo degli uomini di disinnescarle, sono tutti elementi collegati.
Questa rabbia è riuscita a fare della protesta delle donne un movimento di massa, in cui lavoratrici e lavoratori di vari settori, persone LGBTQ , si sono unite da diverse aree urbane e rurali per continuare la loro lotta sotto la bandiera “Reclaim the Night”.
Questo caso ha avuto risonanza perché la donna uccisa era un medico. Le lavoratrici e le operaie delle classi più povere, però, vivono il ricatto della loro condizione e si trovano a non potere denunciare le violenze che subiscono dai padroni. La rabbia di Kolkata e di tutta l’India ci dice infatti che la lotta contro la violenza maschile deve anche rovesciare le condizioni sociali in cui quella violenza avviene e ci deve spingere a organizzarci, ancora una volta, contro una violenza che attraversa tutti gli ambiti di vita. 

 

দখলে নিয়েছি রাস্তাঘাট, ভাঙলে ঘুম মেলাও হাত। 

                   (Dokholey niyechhi rasta-ghaat, bhnagley ghum melao haath) 

Abbiamo preso possesso delle strade, quando ti sveglierai, unisci le tue mani alle nostre. 

Di Masha Hassan 

(Un ringraziamento speciale a Intisar Ahmed per le traduzioni dal bengali all’inglese, Ahmed è una studentessa all’ultimo anno di una magistrale in Microbiologia)
Copright Sudio Chakraborty e Anamoy Bera

Il nostro coprifuoco comincia non appena il sole inizia a tramontare. Il cuore inizia a palpitare, occhi iper-vigili e sospettosi guardano con attenzione le strade non illuminate, buie, e i passanti, di solito con uno spray al peperoncino pronto nella borsa. Dopo il caso Nirbhaya (pseudonimo usato per proteggere l’identità della vittima) del 2012, uno stupro e omicidio di gruppo ai danni di una stagista di fisioterapia a Delhi, le donne di tutta l’ndia hanno avuto la certezza che la notte non fosse loro, e a quel punto, l’ansia di andare in giro da sole dopo il tramonto era profondamente radicata. 

Eppure, ci siamo trovate di nuovo all’apice della rabbia e della frustrazione. Questa volta a Kolkata. Una dottoressa in servizio presso l’Ospedale R.G. Kar è stata violentata e uccisa il 9 agosto, mentre riposava nella sala seminari. L’autopsia di Abhaya (pseudonimo) ha rivelato che la donna è morta a causa di numerose ferite, tra cui anche la frattura delle clavicole. 

Questo crimine orrendo ha riacceso il trauma collettivo delle notizie quotidiane di stupri in India, portando a potenti proteste di massa. Il 17 agosto, l’Indian Medical Association ha dichiarato uno stop di 24 ore ad ogni servizio sanitario, circa un milione di dottori ha partecipato allo sciopero nazionale, sia dottori del servizio privato sia del servizio statale. Queste proteste sono iniziate in vari ospedali di diverse città, tra cui l’AIIMS Delhi, il Safdarjung Hospital Delhi, il Lady Hardinge Medical College (Delhi), l’RML Hospital (Delhi), il Calcutta Medical College e l’R.G. Kar Medical Hospital and College Kolkata. 

Il 13 agosto circa 8000 dipendenti del servizio sanitario dello Stato del Maharashtra hanno sospeso ogni servizio, fatta eccezione per il pronto soccorso. Nonostante alcuni dottori abbiano recentemente ricominciato a lavorare, revocando lo sciopero, alcuni professionisti del settore si rifiutano ancora di lavorare finché le loro richieste non verranno ascoltate, una indagine approfondita non avrà avuto luogo, e finché i colpevoli non verranno arrestati. La protesta si è trasformata in un movimento di massa in cui minoranze di sesso e di genere, provenienti da vari settori, da diverse aree urbane e rurali, si sono unite per poter continuare a lottare sotto il grido di “Reclaim the Night”, “riprendiamoci la notte”. 

“Non c’è nessun leader specifico dietro a queste proteste, nel Bengala Occidentale e in altre parti dell’India donne, lavoratrici e studentesse si stanno riprendendo la notte a modo loro; quando la notte del 13 agosto è partita la chiamata non ci aspettavamo che così tante persone si sarebbero presentate, ma eravamo in migliaia, attorno o più di 30.000 persone che gridavano e chiedevano giustizia”, ha dichiarato Intisar Ahmed durante la nostra conversazione sulle proteste. Condividendo la sua esperienza della marcia Reclaim The Night ha aggiunto: “Volevamo specificatamente organizzarci e collaborare con persone LGBTQ+ e abbiamo detto agli uomini cis che volevano partecipare di comportarsi come alleati e di non prendere il controllo della protesta, purtroppo però alcuni uomini ci hanno molestate durante queste manifestazioni”…

“Ospedali come l’R.G. Kar sono ospedali governativi e per questo sono sovraffollati. Dal momento che queste strutture mediche sono gratuite o con prezzi minimi, persone sia da villaggi sia da aree cittadine vengono in questi ospedali per le loro cure. Andando in questi ospedali pubblici si può notare una ressa continua al dipartimento ambulatoriale. C’è uno sfruttamento estremo dei lavoratori della sanità, infermieri e stagisti che alle volte finiscono per fare turni notturni di 48 ore… non c’è spazio per riposarsi tra i turni e non ci sono abbastanza bagni a disposizione, uomini e donne devono condividerli e spesso le serrature/chiavistelli sono rotti o mancano del tutto”, dice Ahmed, un’attivista di Kolkata che organizza e prende parte alle proteste “Reclaim The Night” a Barasat, a un’ora di distanza dall’R.G. Kar Hospital. 

Nell’Economic Survey del 2023-24, un sondaggio che analizza lo sviluppo dell’economia indiana nel corso dell’anno fiscale, il governo dell’Unione veniva ampiamente lodato per i suoi numerosi traguardi, soprattutto in materia di avanzamenti nel sistema sanitario indiano, ma la realtà è ben altra. La spesa per la sanità e le infrastrutture sanitarie è ferma, uno sguardo più attento all’Economic Survey rivela che la percentuale totale della spesa sanitaria è stata pari all’1% nell’anno 2022-23. Un chiaro esempio di queste discrepanze è stato il periodo del COVID-19, durante il quale il sistema sanitario indiano è crollato velocemente, i professionisti sanitari sono stati spinti oltre ogni limite, tra le scarse scorte di ossigeno medicinale e la mancanza di letti ospedalieri. 

Nel 2015 la Indian Medical Association ha condotto un sondaggio che ha rivelato che il 75% dei dottori ha subito un qualche tipo di violenza durante il loro turno di lavoro, sempre considerando che le donne rappresentano circa il 30% dei medici indiani e l’80% del personale infermieristico. La disparità di genere tra i professionisti sanitari in India è sempre esistita, e pur essendo diminuita nel corso del tempo, rimane comunque molto diffusa. Questo è dovuto ad una convergenza di preconcetti sui ruoli di genere, dovuti principalmente a valori culturali, sociali e strutturali rigidi. Le dottoresse e le operatrici sanitarie hanno dovuto affrontare difficoltà ben specifiche, soprattutto a livello di sicurezza. Sono state soggette a violenze fisiche, verbali ed emotive sul luogo di lavoro. Numerosi casi di molestie sessuali e discriminazioni subite da dottoresse non vengono denunciati all’interno dell’ambiente lavorativo, cosa che le spinge ad abbandonare il loro lavoro silenziosamente. 

Copyright di Arka, Animesh, Anamoy Bera

DESH KI NAARI ROOTHI HAI, YE AZAADI JHOOTHI HAI (Le donne della nostra nazione sono arrabbiate, questa libertà è una finzione)

Indignata dalla dichiarazione di Dr. Sandeep Ghosh, colpevolizzante nei confronti della vittima, Rimjhim Sinha, una ricercatrice di scienze sociali presso l’Università di Jadavpur, ha spinto le persone ad agire con un post su Facebook, pubblicato alla vigilia del Giorno dell’Indipendenza. Dr. Ghosh, l’allora rettore del K.G. Medical College, aveva infatti chiesto perché la dottoressa in formazione fosse andata da sola nella sala seminari di notte. Sinha ha esortato a passare le notti del 14 e 15 agosto per strada, per ricordare le innumerevoli donne brutalmente stuprate e uccise durante la divisione tra India e Pakistan nel 1947, quando i loro corpi sono diventati luoghi di violenza. L’idea di marciare di notte il 14 agosto è da intendere come una sfida al concetto di un’India in cui c’è libertà, chiedendo: libertà per chi? 

Motivate da queste proteste molte donne/persone queer e trans di diversi quartieri e occupazioni hanno espresso la loro preoccupazione sulla sicurezza e la protezione a partire dalle loro esperienze personali, parlando di problemi specifici e circostanziati nei loro territori. 

“Quando stavo a Kolkata Sud, lavoravo come assegnista di ricerca, alle 23:30 o a mezzanotte i lampioni erano sempre accesi, ma a Barasat, da dove vengo, devo chiamare mio padre dalla stazione perché mi venga a prendere, non ci sono lampioni e gli autisti di tuk-tuk o risciò sono ubriachi quindi non è sicuro spostarsi da sole…quindi ho pensato, perché non organizzare “Reclaim The Night” a/da Barasat, che è ad un’ora dall’R.G. Kar Hospital, se anche le donne della mia zona non si sentono sicure? Perché non riprenderci la notte a Barasat?”…”Quando siamo andate a parlare alla stazione di polizia di Barasat per ottenere un permesso ufficiale per la manifestazione di Reclaim The Night, i poliziotti hanno suggerito che forse sarebbe stato meglio iniziare la marcia alle 17, invece che alle 21… hanno detto che alle 21 sarebbe stato troppo tardi, ma era proprio quello l’obiettivo, poter camminare per strada senza timore, durante le ore ritenute più pericolose”, racconta Ahmed. 

Il desiderio di riprenderci la notte ha riverberato in molte parti nel mondo, inclusa l’India, prima nel 2012, poi nel 2017, con lo slogan Bekhauf Azaadi March” (marcia per la libertà senza paura). La chiamata a riappropriarsi della notte è diventata ancora più forte quest’anno. 

La storia del movimento Reclaim The Night risale a Leeds nel 1977. Faceva parte del Women’s Liberation Movement, una protesta contro gli omicidi dello Squartatore dello Yorkshire e contro gli avvertimenti ipocriti della polizia, che aveva chiesto alle donne di stare in casa durante la notte se volevano rimanere al sicuro. Anche il governo del Bengala Occidentale ha suggerito qualcosa di simile, ripetendo gli avvenimenti di Leeds. Una delle soluzioni proposte contro la violenza di genere è il controllo della presenza delle donne negli spazi pubblici. Il governo propone la riduzione o la completa eliminazione dei turni di notte per le dottoresse e l’installazione di telecamere a circuito chiuso che risulterebbero anche in una maggiore sorveglianza. Questo è totalmente contrario alle necessità del movimento Reclaim The Night. Nivendita Menon ha risposto a queste ‘raccomandazioni’ giustamente sollevando ulteriori dubbi e domandando, chi si occuperà delle pazienti donne che chiedono o richiedono cure specificatamente da parte di dottoresse durante la notte, se alle donne sono negati i turni notturni? In questi casi, verrà negata loro la terapia? Inoltre, che ne sarebbe della sicurezza e protezione delle infermiere, del personale addetto alle pulizie e del personale femminile negli ospedali? Che ne sarebbe delle Accredited Social Health Activist (ASHA workers), le ostetriche che si occupano delle donne in travaglio durante la notte? Che ne sarebbe della loro sicurezza? 

La spinta per una maggiore presenza della polizia e per una sorveglianza più intensiva nasce da un complesso del salvatore, piuttosto che da una vera comprensione delle politiche di genere. Resistere a forme di sorveglianza di stato fatte passare per sicurezza e protezione è una necessità, che sia negli ospedali o nei campus universitari. Il coinvolgimento esteso della polizia in queste strutture potrebbe danneggiare le naturali relazioni tra dottori e pazienti e studenti ed insegnanti. Il governo dello Stato ha anche promosso delle linee di assistenza, ma esistevano già quando casi come quello dell’R.G. Hospital hanno avuto luogo, il che dimostra che queste misure non sono sufficienti. 

 

পিতৃতন্ত্র Pitr̥tantra (Patriarcato)

Tra le 17 misure che dovrebbero essere introdotte dal governo, c’è anche una applicazione chiamata Ratri saathi (Compagno notturno), che consiste nella messa a disposizione di forze speciali di sicurezza in casi di necessità ed emergenza. La principale critica e delusione nei confronti di questa tecnologia è che non ci sia nessun riferimento alla sicurezza di individui queer e trans, che hanno partecipato equamente al movimento nel Bengala Occidentale. La domanda più grande, però, è se questa tecnologia e questo corpo di sicurezza speciale funzionerà anche contro uomini di potere e politici, come Brij Bhushan Singh, il quale fu accusato di molestie sessuali da delle lottatrici di wrestling indiane, evento che portò a delle grandi manifestazioni al Jantar Mantar di Nuova Delhi. Queste forze di sicurezza agiranno contro i capi del BJP (Bharatiya Janata Party, traducibile come Partito del Popolo Indiano) e membri del parlamento accusati di stupro come Prajwal Revanna

Sfortunatamente, tutte queste iniziative protezioniste non fanno riferimento al colpevole principale, ovvero il patriarcato, profondamente radicato nella nostra società. Discorsi di odio pronunciati da politici del BJP e dai loro sostenitori contro le donne musulmane durante le campagne elettorali e le processioni religiose, in cui si chiedeva apertamente di stuprare queste donne, hanno contribuito e hanno istigato alla violenza e al crimine di genere. Mettendo in discussione la campagna elettorale scadente e divisiva, alcune attiviste per i diritti delle donne hanno scritto una lettera aperta al Primo Ministro Narender Modi nel 2020, chiedendo, ‘Vota per il BJP o verrai stuprata! È questo il messaggio elettorale per le donne di Delhi?’.  

Una relazione di un team di attivisti e sostenitori dei diritti umani ha rivelato come la polizia in molte parti dell’India sia stata ritenuta colpevole di gravi negligenze e di coprire uomini delle caste più alte accusati di stupro e molestie sessuali. Questo ci ricorda del caso Hathras nell’Uttar Pradesh, governato dal BJP, in cui una ragazza di 19 anni fu vittima di uno stupro di gruppo da parte di uomini ricchi appartenenti della casta dei Thakur. La polizia cercò di distruggere le prove bruciando il corpo della vittima nel bel mezzo della notte, rifiutandosi, inoltre, di arrestare gli stupratori. Il Capo Ministro dell’Uttar Pradesh Yogi Adityanath, che ha diversi procedimenti penali in corso a carico, fu obbligato ad intervenire a causa dello sdegno dell’opinione pubblica. Ciononostante, la famiglia della vittima non ha mai ricevuto giustizia, dal momento che i quattro accusati sono stati rilasciati. 

Al posto della giustizia, le manifestanti e le voci di dissenso contro la cultura dello stupro in India sono stati accolti con manganelli, cannoni ad acqua, gas lacrimogeni, anche durante le più recenti manifestazioni a Kolkata. La messa a tacere e la criminalizzazione di queste opinioni da parte del governo dello stato è una chiara dimostrazione del fatto che si può molestare sessualmente e stuprare con l’impunità. Mentre il governo centrale si vanta del numero record di ministri donne al parlamento, politiche come Smriti Irani si sono fatte portavoce del governo del BJP, difendendo la mentalità patriarcale del partito. Irani, che è a capo del Ministero per lo Sviluppo delle Donne e dei Bambini, ha attaccato verbalmente le vittime che hanno denunciato apertamente la violenza sessuale, accusandole di essere antinazionali e di star diffamando il governo. Smriti Irani è anche stata spettatrice silenziosa dei conflitti etnici nello stato del Manipur, governato anch’esso dal partito BJP, durante i quali i corpi delle donne sono stati soggetti a stupri, umiliazioni e atrocità di ogni tipo. 

La giustizia sembra essere inimmaginabile sotto un governo suprematista hindu, con un partito che è interessato al mantenimento dell’egemonia della casta hindu più alta. Per questo è importante sottolineare i casi precedenti, suggerendo come il sistema giuridico indiano non sia più autonomo. I manifestanti sono a conoscenza del fatto che il partito di opposizione nel Bengala Occidentale, il partito BJP, sta strumentalizzando i fatti per dare il via al proprio programma politico: ottenere le dimissioni dell’attuale Capo Ministro del Bengala Occidentale. Lo slogan del movimento è: Ek dafa, dabi ek/ Mukhomantri’r Padotyag’ (C’è solo una richiesta, il Capo Ministro deve dimettersi.)

“Possiamo per favore assicurarci che continueremo a rifiutare il BJP mentre ci prepariamo a eliminare il TMC (All India Trinamool Congress, dove ‘Trinamool’ è la parola in bengali per ‘radici’, ‘origini’)? Non abbiamo bisogno di nessuno di questi governi fascisti al potere qui. Ho già iniziato a notare che una sfiducia diffusa e una propaganda meschina del BJP hanno cominciato a dilagare nella rivoluzione. Dobbiamo rimanere uniti e prevenire che questo succeda in tutti i modi. Ricordate, non invitate un nuovo male alle vostre porte per riuscire a liberarvi di questo male. Ne abbiamo avuto abbastanza! NON VOGLIAMO UN GOVERNO DEL BJP QUI!” (Tratto da un post di Facebook di un’attivista). 

“Vogliamo che una cosa sia chiara, non vogliamo che Mamata Banerjee si dimetta come Capo Ministro, ma che si dimetta da Ministro della Salute perché ha fallito…siamo consapevoli che per il BJP questi avvenimenti rappresentino un via libera, ma non abbiamo dimenticato cosa è successo con Bilkis Banu* e come i suoi stupratori siano stati accolti con ghirlande e dolcetti” dice Ahmed, informandomi che i lavoratori del BJP stanno cercando di impadronirsi delle proteste Reclaim The Night nel tentativo di deporre il governo del TMC nel Bengala Occidentale. 

*Narender Modi, il Primo Ministro dell’India ha approvato il rilascio anticipato di 11 detenuti dal caso di Bilkis Banu, i quali avevano stuprato una donna musulmana incinta e ucciso 14 membri della sua famiglia durante le sommosse antimusulmane del 2002, nello stato del Gujarat. 

Copyright di Arka, Animesh, Anamoy Bera

Nel 2022 sono stati denunciati circa 31.000 stupri, il che significa un aumento del 12% dal 2020. Questi dati sono solo la punta dell’iceberg, dal momento che la maggior parte dei casi rimangono nascosti in archivi impolverati o non vengono proprio denunciati a causa della paura di un ulteriore stigmatizzazione o, addirittura, del rischio di essere uccise dall’accusato. Secondo la National Crime Records Bureau (NCRB), in India nel 2019 dieci donne al giorno, tra ragazze minorenni e donne della casta Dalit, sono state stuprate. La NCRB rivela inoltre che c’è stata un’impennata dei casi di stupro tra le donne Dalit in India, quasi del 45%. 

Le proteste a Kolkata hanno ottenuto un’attenzione e un clamore importante, principalmente perché il fatto ha avuto luogo in un contesto di prestigio – un ospedale – e ha interessato una dottoressa, professione che gode di un’alta considerazione in India, dove i dottori sono spesso visti come delle divinità. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che molti altri casi di stupri, specialmente quelli che riguardano la casta Dalit o individui facenti parte delle comunità indigene, vengono spesso messi da parte e non provocano una indignazione simile. Questo è dovuto a dei bias sociali e, come già riportato nell’articolo, al sistema giuridico fallito che protegge gli uomini delle caste più alte e quelli più potenti. 

Esempi precedenti di come sono stati trattati i casi di stupro da parte dei tribunali e dalle forze di polizia e ciò che è successo a Kolkata vanno oltre la comunità medica, riflettendo infatti come il patriarcato, così radicato, sostenga e rafforzi la violenza di genere. Questo ci obbliga ad affrontare problemi sociali più profondi: di chi è il dolore che riconosciamo e che portiamo alla luce? Che criteri vengono utilizzati per decidere se un caso debba essere preso seriamente o no? Per quali casi scegliamo di batterci e quali, invece, ignoriamo? E soprattutto, ci sfida a riflettere su come noi decidiamo realmente di prepararci per portare ad un cambiamento significativo e per confrontarci con questo sistema iniquo e ingiusto, complice di permettere violenze del genere. Per rafforzare la nostra lotta contro la violenza patriarcale è fondamentale che anche le voci dai margini e quelle che vengono silenziate con la forza rimangano in prima linea in questa battaglia. 

Copright Sudio Chakraborty e Anamoy Bera

 

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