L’8 marzo scioperiamo!

Scioperiamo contro la violenza maschile sulle donne che cresce ogni giorno di più in ogni parte del mondo. Scioperiamo contro i femminicidi quotidiani che avvengono tra le mura di casa. Scioperiamo contro la violenza dello Stato di Israele che ha ammazzato, ferito e ridotto alla fame migliaia di donne e bambine a Gaza. Scioperiamo contro gli stupri di guerra in Ucraina. Scioperiamo contro il razzismo militarizzato che arma i confini per fermare la pretesa di libertà delle migranti. Scioperiamo contro il rabbioso patriarcato di governo che si rafforza con l’avanzata delle destre in tutto il mondo e ci vorrebbe zitte, silenziose, ubbidienti. C’è una guerra contro le donne che si consuma da tempo. Domani ci uniamo alla marea che sarà in piazza al grido Non Una di Meno! Scioperiamo e ci rivoltiamo in tutto il mondo per gridare che ci vogliamo vive e libere dalla guerra patriarcale!

Rivendichiamo il privilegio di essere femministe, perché per noi l’intersezionalità non si costruisce nella somma di identità ma nella lotta che ci unisce: sappiamo che il patriarcato non si ferma sulla porta di casa. La violenza maschile non si interrompe al passaggio di un confine ed è per questo che la nostra ribellione deve essere collettiva, corale. Scioperiamo con la forza tumultuosa di donne e queer che si stanno sollevando in ogni paese. In Argentina si scatena la forza femminista contro la politica della crudeltà di Milei; in Israele, si uniscono donne e queer palestinesi e israeliane per reclamare il cessate il fuoco a Gaza; a Londra e Parigi il grido femminista si scaglia contro la corsa agli armamenti e il razzismo istituzionale di Sunak e Macron; in Germania, Grecia, Polonia, in Belgio donne e queer si rivoltano contro l’impoverimento e le privatizzazioni che gravano sulla loro vita e il loro lavoro; a Sarajevo come in Messico le donne marceranno per mettere fine all’aumento insostenibile dei femminicidi, in Turchia alzano la voce contro l’aumento della violenza maschile e la complicità del governo di Erdogan. Dovunque risuona il grido per la fine del genocidio a Gaza.

Non lottiamo per una libertà individuale ma collettiva, perché sappiamo, come le donne curde e quelle iraniane, che nessuna è libera finché non lo saremo tutte: per questo il nostro sciopero è transnazionale, perché non saremo in pace fin quando dominerà la logica di guerra che cerca di imporsi sulle nostre vite. La guerra chiude gli spazi delle nostre lotte e nutre razzismo e sfruttamento. Il nostro sciopero è il rifiuto in azione del dominio e delle gerarchie che ci opprimono, impone di prendere posizione dalla parte di chi è oppressa contro l’oppressione e così spezza i fronti e le polarizzazioni che cercano di dividerci e metterci in guerra l’una con l’altra da una parte all’altra di una barricata o di un confine.

Lo sciopero femminista e transfemminista globale è al suo ottavo anno consecutivo ma non è un rito. Quest’anno lo sciopero è del tutto nuovo perché nuovo è il mondo in guerra contro il quale ci rivoltiamo, nuova è la nostra lotta femminista che sfida le barriere imposte dalla guerra e dai governi autoritari. In Italia, dopo la marea del 25N il processo dello sciopero si è messo in movimento in ogni luogo, portando sindacati confederali e non solo quelli di base a riconoscerlo, sotto la spinta di moltissime lavoratrici di servizi essenziali e del sociale, maestre, educatrici, operaie e lavoratrici del terzo settore che vogliono incrociare le braccia e far sentire la loro forza. L’8 marzo scioperiamo come migranti che non sopportano più il ricatto del permesso di soggiorno e il razzismo che vorrebbero imporci il silenzio. Scioperiamo come donne italiane e migranti a partire dalle nostre differenze e contro le condizioni sociali che ci dividono e ci opprimono. Scioperiamo perché la folla che si è riversata su Roma il 25 novembre non è sazia. Abbiamo sete di lotta, di vita, di libertà. Abbiamo sete di un mondo diverso; è il momento di pretenderlo, perché non c’è pace senza le nostre lotte.

L’8 marzo noi scioperiamo! Saremo in piazza con Non Una Di Meno dal mattino alle 9.30 in Piazza Maggiore e in corteo alle 17.00 da piazza XX settembre

 

 

 

 

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