Era già successo lo scorso febbraio a Cutro. Era già successo in acque maltesi nel mese di aprile. Ciò che ora è accaduto nelle acque greche è l’ulteriore avvertimento europeo per tutte le donne, gli uomini e i bambini che pretendono di attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita migliore. Deve essere chiaro che migrare in Europa significa correre il rischio di morire e che può semplicemente succedere che nulla venga fatto per evitarlo. I sempre più frequenti naufragi appaiono così per quello che sono: il supplemento omicida dell’accordo sulle migrazioni a lungo cercato e infine raggiunto a Bruxelles nei giorni scorsi. Respingimenti più o meno coatti, la ricerca ossessiva di costruire campi di concentramento in Africa e, appunto, la morte amministrativa per omesso soccorso come segnale politico ai migranti. In questo caso le cifre sono davvero terrificanti.
Persino i giornali italiani, occupati per giorni a celebrare il lutto di Stato per un singolo uomo di mediocri qualità, si stanno rendendo conto che oltre 600 tra uomini, donne e bambini sono una quota di umanità spropositata da sacrificare sull’altare delle schizofreniche politiche europee sull’immigrazione. I migranti e le migranti sono infatti parte integrante dei mercati europei del lavoro sempre in cerca di forza lavoro da sfruttare a basso costo. Per entrarci però devono rischiare la vita e sapere che possono essere sempre sacrificati sull’altare della vorace divinità chiamata sicurezza, venerata in Europa tanto dai governi di destra quanto da quelli di sinistra.
Diviene così sempre più chiaro che questa Europa non è la soluzione di nulla, ma il problema principale per i milioni di uomini e di donne che ci vivono: un’Europa di guerra che fa di conseguenza anche la guerra ai migranti e alle migranti. Questi ultimi sono però un fiume inarrestabile che continua a premere su quella costruzione ridicola che vuole a tutti i costi rappresentarsi come una fortezza. Le migranti e i migranti possono solo contare sulla loro insopprimibile volontà di vivere, che le politiche di morte degli Stati europei non riescono a comprendere e tanto meno a governare.