A Bologna abbiamo avuto un assaggio della guerra di Giorgia contro donne e uomini migranti qualche mese fa, quando la Prefettura, senza nessun preavviso, ha sbattuto in strada decine di migranti del Mattei in pieno inverno, senza che avessero una sistemazione alternativa, solo perché avevano guadagnato poco più di 500 euro al mese. Come mostrano le immagini del video che i migranti del centro ci hanno mandato, in questi giorni nel CAS è entrata in funzione una tendopoli dove sono già stati sistemati migranti appena arrivati. Ogni settimana in quello che è un vero e proprio dormitorio dell’Interporto arrivano decine di migranti che si aggiungono alle centinaia già ammassati nel centro, destinati come gli altri a passare mesi in condizioni di fortuna e a diventare braccia dei magazzini. La situazione di affollamento del centro è insostenibile e chi può va via, ma è un’impresa trovare una sistemazione in una città dove gli affitti sono alle stelle e i proprietari razzisti. Le amministrazioni regionali e locali “dissidenti” si sono date da fare per agitare le loro armi spuntate. Per bocca del sindaco e dell’assessore al welfare, il Comune di Bologna, che solo pochi mesi fa è rimasto in silenzio di fronte alle proteste dei migranti che chiedevano di prendere posizione contro il razzismo della Prefettura, si è affrettato a criticare lo stato d’emergenza e il commissariamento dell’accoglienza rivendicando la «buona gestione» del sistema SAI. Ma queste prese di posizione, pure rilevanti, non incidono sulla politica razzista di un governo che vuole imporre alle migranti e ai migranti condizioni politiche di sfruttamento sempre più dure. Mentre la volontà – presente nel programma dell’amministrazione comunale e più volte ribadita pubblicamente da sindaco e assessori – di giungere alla chiusura del Mattei con la possibilità di ampliare l’accoglienza comunale appare ormai impraticabile, i migranti del centro non si rassegnano alla prospettiva di vivere Bologna di giorno in camerate e tende sovraffollate, di notte lavorando per salari da fame nei magazzini dell’Interporto. Questa è la loro denuncia.