Nei giorni scorsi la Prefettura di Bologna ha imposto a decine di migranti che vivono nel Centro Mattei di lasciare il CAS entro cinque giorni. Il motivo è lo stesso per il quale l’anno scorso ai migranti erano arrivate multe per decine di migliaia di euro, cioè il superamento della soglia di reddito di 5.900 euro annui, l’ammontare dell’Assegno sociale. Stiamo parlando di meno di 500 euro al mese che, stando alle regole dell’accoglienza, sarebbero sufficienti per trovare una sistemazione in una città dove i costi degli affitti sono arrivati alle stelle e dove i proprietari razzisti rifiutano regolarmente di affittare un appartamento a chi ha la pelle nera.
La Prefettura non si preoccupa più nemmeno di richiedere controlli a tappeto all’Agenzia delle Entrate, chiede semplicemente agli operatori di farsi dare i dati dello SPID dai migranti per controllare rapidamente il reddito dell’anno e mandare subito la lettera di espulsione. Questo la dice lunga sull’etica degli operatori e sui metodi democratici della Prefettura.
Sono passati anni ormai da quando i migranti del Mattei hanno iniziato una lotta per denunciarne le condizioni di invivibilità e richiederne l’immediata chiusura. La Prefettura di Bologna dovrebbe sapere bene quindi che quelli che restano nel centro non lo fanno perché gli piace e non serve a nulla nascondersi dietro l’ottusità burocratica e dire che si stanno facendo rispettare le leggi. Solo il razzismo e l’odio per i migranti spiegano la scelta di mettere in strada decine di persone senza preavviso, nel pieno dell’inverno e senza nessuna sistemazione alternativa. Se questa è la legge, è una legge oppressiva, fondata sull’odio, la discriminazione e lo sfruttamento.
Sindaco e vicesindaca hanno inserito nel programma di mandato – e più volte lo hanno dichiarato pubblicamente – la chiusura del CAS e lo spostamento dei migranti all’interno del sistema di accoglienza in appartamento. Ma è evidente che con il nuovo governo nessun cambiamento è possibile. La Prefettura non vuole rinunciare al CAS che resta un bacino di manodopera per magazzini e cantieri. Anzi, rende costantemente più precarie le condizioni di accoglienza accelerando il ricambio degli ospiti. Tutto il resto non le interessa: problemi dei migranti e forse del Comune.
I migranti che aspettano per anni i documenti nel centro sanno che se e quando ricevono il permesso non hanno nulla da festeggiare, perché sono sbattuti immediatamente in strada, senza il tempo di cercarsi una sistemazione. In questa situazione i migranti chiedono che chi in passato ha detto di essere dalla loro parte trovi una soluzione rapida alle scelte sempre più razziste e violente della Prefettura, spalleggiata da un ex prefetto bolognese che oggi guida il Ministero dell’Interno. Chiedono che venga trovata una soluzione immediata o che i provvedimenti di espulsione vengano immediatamente sospesi per evitare di trovarsi al freddo senza un tetto sulla testa e senza un posto in cui andare a dormire. Nel Centro Mattei i migranti sono pronti a farsi sentire di nuovo, per dimostrare alle istituzioni che non hanno rinunciato a lottare, nonostante la minaccia dell’espulsione e la realtà dello sfruttamento.
Sabato 28 gennaio dalle ore 10.00 saremo in presidio fuori dal Mattei.