L’altro ieri all’alba una donna è stata stuprata a Piacenza. Mentre sedicenti femministe propongono di costruire un fronte elettorale comune delle donne, l’unica donna candidata alla presidenza del Consiglio – Giorgia, madre, cristiana – ha postato prontamente il video dello stupro per farsi propaganda.
È un gesto ignobile che comunica totale indifferenza per la donna che è stata stuprata. Ma nel gran bazar elettorale molti si sono indignati per la condivisione della violenza e troppo pochi per la violenza in sé. Così, lo stupro di una donna a Piacenza è stato trasformato in un’occasione per raccattare voti. Salvini e Meloni, come da tradizione, ne hanno approfittato per rilanciare la propria politica razzista. Entrambi hanno sottolineato che lui era un richiedente asilo, entrambi hanno promesso di garantire alle città maggiore sicurezza quando saranno al governo, lasciando intendere che la loro sicurezza colpirà tutti i migranti. Lei, più astuta, ha sottolineato che la vittima era ucraina. Ci vuole poco a lavarsi di dosso il razzismo storico e quello presente: basta che le migranti abbiano la pelle bianca e scappino da una guerra riconosciuta dai governi come ‘vera’, e che i neri possano essere uniformemente trattati come stupratori da bloccare ai confini oppure da sparare a vista.
Siccome noi sputiamo ugualmente sul razzismo e sul sessismo, siccome a noi interessa la politica femminista e non la cronaca nera elettorale, a Piacenza vediamo un uomo che ha stuprato una donna, come fanno quotidianamente, in pubblico oppure nel privato familiare protetto dallo sguardo e dalle fotocamere degli smartphone, moltissimi uomini di ogni colore, religione e cultura, con in tasca documenti di tutti i paesi. Su tutte queste violenze quotidiane tace Salvini, tace Meloni, tacciono i procacciatori di voti di professione ma noi non tacciamo, anzi parliamo. Diciamo che il razzismo alimenta la violenza maschile distinguendo tra donne che possono essere violate per il colore della loro pelle e donne che per il colore della loro pelle ‘meritano’ protezione, magari attraverso altra violenza. Diciamo che uno stupro è uno stupro, chiunque lo commetta.
Sul razzismo istituzionale alimentato da decenni di leggi di destra e di sinistra e sul modo in cui patriarcato, razzismo e sfruttamento incidono la pelle delle donne con la loro violenza la campagna elettorale tace e tacciono anche le sedicenti femministe impegnate a scrivere programmi elettorali per le donne. Eppure, ci aspettano tempi ancora più difficili, fatti di attacchi contro la libertà di aborto e contro la libertà sessuale, di inni alla famiglia patriarcale e alla maternità cantati a destra come a sinistra, di una precarietà sempre più povera, di confini sempre più brutali, mentre la terza guerra mondiale fa della violenza un fatto legittimo, inevitabile, ordinario.
A Piacenza un uomo ha stuprato una donna e non possiamo restare in silenzio di fronte a questa e a ogni manifestazione della violenza patriarcale e razzista che ci opprime. Rimettere in movimento il rifiuto femminista e transfemminista transnazionale di questa violenza, dare a quel rifiuto una voce collettiva fuori da ogni ritualità, rompere l’insopportabile gioco di specchi tra il razzismo di destra e quello democratico, e tra il patriarcato reazionario e quello progressista, è l’impegno al quale non dobbiamo rinunciare.
ASSEMBLEA DONNE DEL COORDINAMENTO MIGRANTI