Oggi a Saluzzo, in provincia di Cuneo, i migranti impiegati come lavoratori stagionali per la raccolta della frutta scenderanno in piazza e incroceranno le braccia in uno sciopero autonomo contro razzismo e sfruttamento.
Condividiamo l’appello alla mobilitazione e l’intervista realizzata dai compagni di Radio Blackout in cui Jamana, uno dei migranti in lotta, racconta le ragioni di questo sciopero. Racconta condizioni di vita e di lavoro intollerabili e le condizioni di pericolo e precarietà nelle quali lo scorso 11 luglio uno di loro, Moussa Dembelé, è stato mortalmente schiacciato da un macchinario agricolo nei campi. Alloggio e permesso di soggiorno sono anche nell’agricoltura i nodi centrali della lotta allo sfruttamento del lavoro migrante che si costruisce sulla costante collaborazione tra Stato, amministrazione locale e padroni agricoli. I migranti però non ci stanno e si organizzano autonomamente per far sentire la loro voce.
Qui l’intervista radio a Jamana e sotto l’appello allo sciopero:
L’11 Luglio è morto un nostro fratello, Moussa Dembelé, ucciso da un macchinario nei campi di Revello. Come moltissimi altri, Moussa aveva il permesso di soggiorno bloccato da oltre un anno ed era costretto di conseguenza ad un lavoro precario, irregolare e senza sicurezza. Per lui e per noi stessi, per gli altri lavoratori braccianti morti o scomparsi nei campi in queste ultime settimane da Caserta a Ragusa; contro lo sfruttamento e il razzismo che uccidono, scendiamo in piazza e andiamo a chiedere risposte a chi di queste morti ha una grande responsabilità: i padroni e le istituzioni!
Nelle campagne della provincia di Cuneo, che quest’anno traboccano di frutta, le condizioni di vita e di lavoro continuano ad essere difficilissime. Nonostante la stagione di raccolta sia iniziata da mesi, gran parte delle “accoglienze” destinate ai lavoratori non sono aperte, e i posti sono comunque limitatissimi nelle case adibite dai comuni, mentre un bando regionale fresco di pubblicazione annuncia 116mila euro per l’installazione e l’affitto di nuovi container in gestione ad associazioni ed enti locali. Container in cui nessuno dovrebbe vivere, e dove i lavoratori non vogliono andare anche perché le cosiddette accoglienze diffuse prevedono un contributo da parte dei datori di lavoro, che quindi spesso non rinnovano il contratto a chi si è rivolto al comune e alle associazioni per chiedere un alloggio. Per questo ci sono ancora persone che nonostante abbiano un contratto in mano dormono fuori, per non perdere il posto di lavoro. Non sono pochi i lavoratori che dormono al parco di Saluzzo da inizio estate, senza servizi igienici e senza un riparo dalla pioggia, trattati come un problema di ordine pubblico e sotto il controllo e la repressione quotidiana delle forze dell’ordine. Alla Regione Piemonte e Comuni della provincia diciamo: con tutti i soldi che spendete per container che poi rimangono mezzi vuoti, potreste dare un sostegno all’affitto; adibire case vere ad alloggi, invece di creare business intorno alla gestione di un’accoglienza non solo inutile ma anche dannosa, che crea ricatti e dipendenze dalle associazioni e i sindacati che si pongono come intermediari. Vogliamo anche la possibilità di chiedere la residenza nei Comuni dove viviamo. Il lavoro stagionale obbliga le persone a spostarsi, a lavorare metà anno in Piemonte e l’altra metà a Foggia, a Rosarno, o altrove. Ovunque i comuni si rifiutano di concedere la residenza, che però è un requisito essenziale per rinnovare il permesso di soggiorno, accedere al sistema sanitario e molto altro. Noi qui lavoriamo e qui viviamo, anche se solo per parte dell’anno, e i comuni non possono rifiutarcela!
Parlare del problema della casa è essenziale per capire il lavoro in campagna. Sui giornali locali leggiamo pianti sconsolati di Coldiretti e Confagricoltura, perché la manodopera non si trova. La frutta marcisce nei campi e non c’è chi la raccolga. Le associazioni datoriali danno la colpa ai ritardi della burocrazia nei flussi e ne chiedono di più, più semplificazioni, più quote di ingressi da paesi extraeuropei (proprio mentre inizia una campagna elettorale incentrata sul “problema dei migranti”). Chi la frutta la raccoglie però racconta un’altra storia: tutti sanno che a Saluzzo non ci sono posti per dormire, e questo è un grande deterrente per chi fa lavori stagionali. E anche se i contratti ci sono, sono quasi tutti irregolari, con paghe più basse del minimo e pochissime giornate segnate in busta paga. Senza contare i trattamenti degradanti, gli insulti, le minacce. I lavoratori in Italia ci sarebbero, ma le condizioni di lavoro pessime non sono certo invitanti. A Coldiretti e Confagricoltura chiediamo il rispetto dei contratti, paghe decenti, migliori condizioni di lavoro e un contributo reale all’alloggio che non si tramuti in ricatti ed estorsioni sulle buste paga.
Ad ultimo, chiediamo alla Questura di Cuneo lo sblocco dei permessi di soggiorno che tardano mesi ad uscire, obbligando i lavoratori ad accettare lavori irregolari perché senza documenti. È nell’interesse di tutti, anche dei datori di lavoro, chiedere alla Prefettura e al Ministero dell’Interno documenti per tutti i lavoratori e le lavoratrici immigrate. Il permesso di soggiorno non è un favore!
I responsabili dello sfruttamento sono le istituzioni e i padroni, che grazie a noi si ingrassano le tasche. Vogliono i lavoratori, ma non vogliono darci ciò che ci spetta: noi non stiamo zitti e zitte! Il 4 agosto scioperiamo e chiediamo un incontro con le associazioni datoriali e le istituzioni locali. Appuntamento a Saluzzo davanti alla sede di Confagricoltura, via di Torino 40, dalle ore 9.
Basta morti sul lavoro! Basta sfruttamento! Basta razzismo! Vogliamo contratti regolari, case e documenti per tutt!»