Mesi fa, a gennaio 2022, abbiamo avuto un incontro con la vicesindaca Emily Clancy e con l’assessore Luca Rizzo Nervo ed entrambi, in quell’occasione, hanno dichiarato che la chiusura del Mattei sarebbe stata un punto del programma dell’amministrazione. Il Mattei però è ancora aperto, nessuno parla più di chiuderlo, e nel mentre a diversi richiedenti asilo lì ‘accolti’ sono state persino recapitate delle multe per aver guadagnato più di quanto ritenuto compatibile con il percorso d’accoglienza (ben 6.000 euro in un anno). Contro le multe siamo scesi in presidio sotto la Prefettura lo scorso maggio, quando a più di cento migranti è stato però impedito di raggiungere il Comune per far sentire la propria voce a chi dopo tante promesse si è chiuso in gran silenzio. Nel mentre, la guerra in Ucraina e il conseguente afflusso di rifugiate ha evidenziato quanto l’accoglienza gestita dal Comune e dalla Prefettura miri ad alzare barriere e gerarchie tra migranti con la pelle di colore diverso. Ai migranti e ai richiedenti asilo che alzano la testa, le democratiche istituzioni bolognesi rispondono con il buon proposito di rendere la loro vita impossibile, mentre tacciono sui molti impegni presi nei mesi scorsi. I fatti, però, parlano chiaramente del solito, insopportabile, razzismo istituzionale. Perciò, il 2 Luglio saremo in Piazza Nettuno per una giornata di lotta e di festa delle e dei migranti nel cuore della città, dove le parole dei migranti potranno risuonare in diverse forme contro il razzismo e lo sfruttamento, contro la violenza maschile sulle donne e le persone LGBTQ, contro la guerra e l’intensificazione della violenza che si porta dietro, contro le leggi razziste e le ingiustizie che le donne e gli uomini migranti e richiedenti asilo subiscono quotidianamente in questa città.
Saremo in piazza per porre fine all’esclusione dalle politiche sulla residenza, l’anagrafe, la sanità, i trasporti, per la chiusura del Mattei e la cancellazione delle multe ai richiedenti asilo!
Questi sono i punti a cui l’amministrazione e il comune devono delle risposte:
-Il centro Mattei è ancora operativo e continuano ad arrivare nuovi migranti. La legge Lamorgese (L. del 18 dicembre 2020, n. 173) stabilisce il superamento dei grandi centri di accoglienza e prevede la possibilità di forme comunali di accoglienza diffusa. Il Comune di Bologna ha in mano tutti gli strumenti legali per chiudere definitivamente il CAS Mattei e consentire ai migranti di alloggiare in appartamenti. Non è possibile che i richiedenti asilo e migranti continuino a vivere in camerate sovraffollate, né che l’accoglienza diffusa riproduca l’affollamento del CAS, come avviene in alcune strutture dell’accoglienza comunale.
– Non possiamo accettare che i migranti vengano buttati per strada se arrivano a guadagnare 6 mila euro l’anno, una somma con la quale è impossibile pagare un affitto in una città come Bologna. Dopo le proteste degli scorsi mesi e la vittoria legale di chi si è rivolto al TAR, la prefettura ha smesso di multare i migranti. Ma questo non può bastarci. Chiediamo la cancellazione dei rimborsi precedentemente notificati, che arrivano fino a 20.000 euro, e la cancellazione delle revoche dall’accoglienza. I rimborsi possono e devono essere cancellati, non rateizzati: la rateizzazione è soltanto l’ennesimo ricatto sulla vita dei migranti che con quel debito avranno ancora più difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno o a richiedere la cittadinanza e che saranno costretti ad accettare qualsiasi lavoro, ancor più duro e povero, pur di ripagare il debito.
– Ogni giorno e ogni notte centinaia di migranti vanno a lavorare all’Interporto a piedi, in bicicletta o in monopattino, percorrendo una strada piena di camion e mettendo a rischio la loro vita perché non ci sono a disposizione abbastanza servizi pubblici, soprattutto nelle ore notturne. Grazie allo sciopero dei richiedenti asilo dentro SDA sono state introdotte nuove corse degli autobus, che restano però insufficienti per rispondere alle esigenze di molti migranti costretti a muoversi su strade poco illuminate e pericolose. Questa è una responsabilità che il Comune si deve assumere insieme alla Regione, che non hanno invece avuto esitazioni quando si è trattato di prevedere linee, tristemente vuote e inutilizzate, per raggiungere FICO.
– Il Comune si occupa della certificazione dell’alloggio necessaria per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno di lungo periodo e per ricongiungimento familiare. Fino a qualche anno fa era compito dell’AUSL, mentre adesso le pratiche fanno riferimento alle mappe catastali e sono diventate molto più lente: in ogni momento i migranti rischiano di avere problemi con i documenti perché la loro casa è considerata troppo piccola.
– Da qualche anno per chiedere la residenza non basta più l’accertamento della polizia municipale, ma il Comune chiede che siano i proprietari di casa ad accompagnare i migranti all’anagrafe. È una richiesta del tutto arbitraria che viene fatta solo ai migranti.
– Il Comune è particolarmente rapido quando si tratta di cancellare la residenza ai e alle migranti. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di cancellazione immediata dall’anagrafe per irreperibilità. Per uomini e donne migranti perdere la residenza, anche solo per qualche settimana, vuol dire che il calcolo degli anni di residenza necessari per ottenere la cittadinanza ricomincia da capo. Non solo: senza residenza non si può avere pediatra, medico, asilo e scuola, questo è un problema per i bambini che ricade soprattutto sulle madri. Chiediamo infine per gli studenti universitari migranti che sia possibile prendere la residenza negli studentati.
– Il Comune è in enorme ritardo nelle notifiche della cittadinanza e nell’organizzazione del giuramento una volta che il Ministero dell’Interno termina la pratica. Ai 10 anni richiesti per ottenere la cittadinanza e ai tempi del ministero, si aggiungono quelli lunghi del comune. Senza notifica e giuramento i migranti di fatto non hanno la cittadinanza.
– In Comune non ci sono mediatori culturali e negli uffici parlano solamente l’italiano. Spesso i migranti e le migranti appena arrivati rimangono bloccati per mesi dentro le lungaggini burocratiche perché non viene detto loro chiaramente quali sono i documenti che servono. Questo problema è sempre più rilevante con la digitalizzazione di molte pratiche che passano attraverso lo SPID: iscrizione asilo e scuole, congedo COVID, ecc. Per ottenere SPID i/le migranti devono avere una tessera sanitaria valida, ma è ormai consuetudine dei CUP fissare la data di scadenza della tessera sanitaria con quella di fine del permesso di soggiorno, senza dunque presumere il suo regolare rinnovo. Inoltre, se un migrante – il cui permesso è scaduto ma che è in possesso della ricevuta di richiesta di rinnovo – si reca al CUP per rinnovare la tessera sanitaria gli uffici si rifiutano di rinnovarla quando invece la ricevuta della richiesta di rinnovo attesta – fino ad eventuale diniego di rinnovo – la regolarità del migrante. Senza tessera sanitaria l’accesso alla sanità è praticamente impossibile. Questa consuetudine dei CUP è ancora più grave considerando che i tempi di attesa per rinnovare il permesso a Bologna – causa ritardi di Questura e Prefettura – sono ben oltre i tempi di legge.