Due anni di pandemia non hanno impedito che centinaia di migliaia di donne, lavoratrici e migranti, persone Lgbtq+ riempissero nuovamente le strade per lo sciopero femminista e transfemminista transnazionale.
Come dice Marie dell’Assemblea donne del Coordinamento Migranti in questo intervento, siamo scese in piazza perché il razzismo e il patriarcato non dormono mai e perché la guerra li rende ancora più violenti
Insieme a centinaia di migliaia di donne e persone Lgbtq+ ieri in tutto il mondo abbiamo urlato che noi questa guerra non la accettiamo.
Non permettiamo che le politiche di potenza degli Stati ci dividano. Per questo abbiamo risposto all’appello delle femministe russe e delle reti femministe dell’Est europeo (EAST: https://www.transnational-strike.info/…/march-8th…/) a dire NO all’invasione dell’Ucraina, allo sfruttamento delle nostre vite, alla violenza sui nostri corpi. Per questo abbiamo trovato nello sciopero femminista transnazionale l’occasione per far risuonare il nostro no alla guerra.
La guerra sta mostrando come il valore delle nostre vite si misura dall’avere o meno i documenti in regola e sul colore della nostra pelle: così si decide chi può e chi non può attraversare i confini. In nome della patria, le donne possono essere violentate e stuprate, mentre gli uomini devono imbracciare le armi ed essere pronti a morire. In guerra ogni vita è sacrificabile, sotto le bombe, oppure come braccia da sfruttare come sanno bene le migliaia di lavoratrici dell’Est europeo che con il loro lavoro sono le prime a sostenere i costi della guerra, per chi fugge e per chi resta.
Essere femministe significa per noi costruire una politica transnazionale di pace, sapendo che nessuna pace sarà mai possibile finché il patriarcato e il razzismo continueranno a opprimerci!