Il Coordinamento Migranti insieme all’Associazione senegalese Cheikh Anta Diop e all’Associazione lavoratori marocchini invitano donne e uomini migranti e non all’incontro pubblico che si terrà lunedì 27 settembre alle ore 20 presso la Sala Benjamin del Circolo della Pace (via del Pratello 53) per discutere insieme alla consigliera comunale Emily Clancy dei problemi che migranti e richiedenti asilo devono affrontare per ottenere dal Comune di Bologna i documenti che servono al rinnovo del permesso di soggiorno, all’ottenimento del ricongiungimento familiare e della cittadinanza.
Negli ultimi mesi le manifestazioni dei migranti e delle migranti hanno portato all’attenzione del dibattito cittadino le condizioni di chi in questa città vive e lavora con un permesso di soggiorno, ma dalle istituzioni sono venute soltanto rassicurazioni vaghe e dichiarazioni di intenti. Dopo le denunce dei migranti del Mattei e la marcia del Primo Maggio, dopo l’udienza convocata in Comune sui ritardi dei permessi di soggiorno, dopo un incontro con i rappresentanti di Prefettura e Questura, tutte le dichiarazioni sono rimaste lettera morta.
Per questo convochiamo un incontro pubblico di denuncia e confronto per portare al centro del dibattito della campagna elettorale le responsabilità del Comune di Bologna nel rendere impossibile la vita dei e delle migranti.
– Il Comune si occupa della certificazione dell’alloggio necessaria per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. Fino a qualche anno fa era compito dell’AUSL, mentre adesso le pratiche fanno riferimento alle mappe catastali e sono diventate molto più lente. Questo danneggia i e le migranti che escono dai centri di accoglienza e quelli che chiedono un ricongiungimento familiare: in ogni momento rischiano di avere problemi con i documenti perché la loro casa è considerata troppo piccola.
– In Comune non ci sono mediatori culturali e negli uffici parlano solamente l’italiano. Spesso i migranti e le migranti appena arrivati rimangono bloccati per mesi dentro le lungaggini burocratiche perché non viene detto loro chiaramente quali sono i documenti che servono. Chiediamo che il Comune dia la possibilità ai migranti di inviare in autonomia la richiesta di mediazione, senza passare dai servizi, in modo da poterla avere quando ne hanno bisogno.
– Da qualche anno per chiedere la residenza non basta più l’accertamento della polizia municipale, ma il Comune chiede che siano i proprietari di casa ad accompagnare i migranti all’anagrafe. È una richiesta del tutto arbitraria, che viene fatta solo ai migranti. A questo si aggiunge che per ottenere l’ospitalità la questura chiede il rogito e il documento di proprietà del padrone di casa. Sappiamo che queste procedure non sono previste dalla legge e che altre questure in Emilia-Romagna non lo chiedono.
– Il Comune è lento a sbrigare queste pratiche, ma è particolarmente rapido quando si tratta di cancellare la residenza ai e alle migranti. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di cancellazione immediata dall’anagrafe per irreperibilità. Per uomini e donne migranti perdere la residenza, anche solo per qualche settimana, vuol dire che il calcolo degli anni di residenza necessari per ottenere la cittadinanza ricomincia da capo. Per le donne migranti perdere la residenza vuol dire rischiare di perdere anche i figli.
– Il centro Mattei è ancora operativo e continuano ad arrivare nuovi migranti. La legge Lamorgese stabilisce il superamento dei grandi centri di accoglienza e prevede la possibilità di forme comunali di accoglienza diffusa. Il Comune ha in mano tutti gli strumenti legali per chiudere definitivamente il CAS Mattei e consentire ai migranti di alloggiare in appartamenti, ma non lo ha ancora fatto.
– Ogni giorno e ogni notte centinaia di migranti vanno a lavorare all’Interporto a piedi, in bicicletta o in monopattino, percorrendo una strada piena di camion dove hanno già perso la vita diversi migranti, perché non ci sono a disposizione abbastanza corse dei mezzi pubblici, soprattutto di notte. Anche questa è una responsabilità che il Comune si deve assumere insieme alla regione.
Noi sappiamo che non si tratta di “malfunzionamenti amministrativi”, di norme superiori o di incidenti burocratici. È parte della discrezionale gestione politica dei rinnovi dei permessi di soggiorno che fa capo a Prefettura e Questura, ma che riguarda anche il Comune di Bologna per le pratiche di sua competenza.