Ai migranti che hanno bloccato il centro Mattei, la Prefettura ha presentato il conto dell’accoglienza. Rispolverando con un tempismo perfetto una norma dimenticata del patto di accoglienza, la Prefettura ha infatti avvisato i migranti che chi di loro guadagna più di 500 euro al mese verrà cacciato dal centro. Un conto che sa di vendetta contro chi ha detto basta a una vita da “rinchiuso e sfruttato”, come se la Prefettura non sapesse che con 500 euro in tasca e la pelle nera in faccia cercare casa è una faccenda complicata. Ma è un conto che sa anche di beffa, come se la Prefettura non sapesse che quei pochi soldi i migranti li hanno guadagnati facendo i lavori essenziali anche in pieno lockdown. Potremmo stupirci invece che la Prefettura ignori un decreto del governo – il Cura Italia – che fino al perdurare dell’emergenza Covid garantisce ai migranti la permanenza nei centri di accoglienza, anche con il venir meno dei requisiti. Ma non lo facciamo: conosciamo bene la discrezionalità amministrativa con cui operano gli organi del razzismo istituzionale. Soprattutto sappiamo bene come intendono l’accoglienza: una presa in ostaggio di uomini e donne migranti per assicurarne lo sfruttamento da parte di agenzie, cooperative e imprese.
Sappiamo però anche che la mossa della Prefettura non ha nessun valore se non quello di una minaccia. Una minaccia per mettere i migranti al loro posto, per impedire che denuncino una realtà dove non ci sono protocolli sanitari e il distanziamento è impossibile. Una realtà che non solo la Prefettura, ma anche gli organi del razzismo democratico – Comune e Regione – non vogliono guardare, ma di cui sono complici.
I migranti del Mattei non sono però più gli ostaggi dell’accoglienza. Si sono liberati dal ricatto, hanno alzato la testa, si sono ribellati: non si lasceranno intimidire dalle minacce di chi ha paura che possa succedere ancora. Niente paura, siatene certi: succederà ancora. I migranti del Mattei sono determinati a fare del Primo Maggio la loro giornata. La giornata della loro lotta e della lotta di tutte le donne e gli uomini migranti che combattono per un documento, per la libertà, contro il razzismo e lo sfruttamento.