Cosa vuol dire il permesso di soggiorno per la vita delle donne e degli uomini migranti?

Vuol dire che le donne e gli uomini migranti hanno bisogno di un’autorizzazione dello Stato per lavorare. Vuol dire che ogni migrante deve lavorare tantissimo per ottenere un pezzo di carta senza il quale non può avere un contratto di lavoro, perché senza un lavoro in regola non può avere il permesso. I padroni così possono imporre le condizioni che vogliono, usando il permesso di soggiorno come un ricatto. Questo vale sia per chi è costretto a fare la fila in Questura per rinnovare ogni anno il permesso per lavoro, sia per i richiedenti asilo che dipendono dalla decisione discrezionale della commissione territoriale e della Prefettura. La pandemia ha reso questa situazione di ricatto ancora più pesante, perché molti permessi sono bloccati da mesi all’Ufficio Stranieri e perché molti/e migranti hanno perso il lavoro o fanno lavori che non garantiscono il reddito sufficiente per rinnovare il permesso.

Dipendere dal permesso di soggiorno vuol dire non sapere mai se e quando si può diventare cittadini italiani. Se un migrante residente va all’estero per qualche mese, anche solo per studiare, il conto degli anni per ottenere la cittadinanza parte da capo. Non importa se vive in Italia da decenni, per la legge i/le migranti possono rimanere stranieri anche una vita intera.

Vuol dire che tutta la famiglia dipende da un documento. Il permesso di soggiorno decide se i familiari possono ricongiungersi oppure no. Dal permesso dei padri e delle madri dipende quello che possono fare o non fare i figli o le figlie, la loro possibilità di andare a scuola, di accedere ai servizi pubblici, di poter vivere bene. Vuol dire che con un permesso per ricongiungimento le donne si trovano a dipendere dai documenti del marito. Se vogliono essere libere le donne migranti sono costrette ad accettare i lavori più faticosi per rinnovare il proprio permesso.

Vuol dire spendere periodicamente centinaia di euro per tutte le pratiche burocratiche, per le richieste e il rinnovo. Vuol dire dover dimostrare continuamente di avere una casa, un reddito, un certo livello di lingua italiana. Vuol dire che la vita delle migranti e delle migranti è in mano a istituzioni, padroni e funzionari razzisti.

A tutto questo si può dire basta.  Gli uomini e le donne migranti non saranno liberi finché la loro vita dipenderà da un documento. Dobbiamo far sentire forte e chiaro il nostro rifiuto, dire no allo sfruttamento dentro le fabbriche, i magazzini, i campi, le case e all’oppressione che pesa ogni giorno sulle nostre vite. È il momento di lottare insieme per riprenderci le nostre vite. È il momento di organizzare uno sciopero del lavoro migrante contro il ricatto del permesso di soggiorno.

Il permesso di soggiorno non consente di lavorare: impedisce di vivere.

Il Coordinamento migranti partecipa alla giornata di lotta del 29 gennaio contro il permesso di soggiorno indetta dal S.I.Cobas e sarà alle 7.30 in via Bovi Campeggi davanti all’ufficio stranieri della Questura e alle 11 in Piazza Nettuno

coordinamentomigranti.org – Facebook: @coordinamentomigranti.bologna.7 whatsapp: +393275782056 – mail: coo.migra.bo@gmail.com

scarica il pdf del volantino! –>Volantino permesso di soggiorno

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