Dopo due settimane di scioperi e picchetti, sabato 12 dicembre l’Assemblea Donne del Coordinamento migranti è scesa in piazza insieme alle lavoratrici della Yoox e al sindacato Si Cobas per portare lo sciopero in città, fuori dai magazzini dove l’azienda vorrebbe insabbiare le rivendicazioni delle operaie, umiliandole, punendole con lettere di richiamo e cercando di dividerle. Ma le operaie migranti in sciopero in queste settimane hanno avuto il coraggio e la forza di alzare la voce e sabato si è mostrato chiaramente che non sono sole. Lo sciopero femminista del lavoro migrante ha dimostrato che essere donne, migranti, madri non significa dover accettare tutto per paura, ma comporta dover lottare il doppio per bucare l’invisibilità che ci vorrebbero imporre le aziende, per rompere l’isolamento in cui ci chiudono le politiche nazionali ed europee.
Sabato in piazza in centinaia hanno condiviso la rabbia delle operaie che da più di dieci anni lavorano per un’azienda che non ha nemmeno il coraggio di affrontarle e si nasconde dietro la normalità dello sfruttamento, del maschilismo e del razzismo su cui si basano oggi, ancor più durante la pandemia, i profitti in tutti i posti di lavoro. In piazza abbiamo urlato non solo che continueremo finché Yoox non risponderà, finché non si prenderà la responsabilità delle cooperative e delle Srl cui appalta il lavoro e finché non darà alle lavoratrici quello che stanno reclamando. Abbiamo anche urlato che continueremo a esserci, a farci vedere e sentire perché la lotta scesa in piazza sabato non si ferma ai cancelli della Yoox. Le voci delle lavoratrici in sciopero hanno risuonato in tutta Italia e non solo in Italia, ricevendo il sostegno di tante altre che nel mondo stanno lottando contro le stesse cose, dalle operaie di Florenzi (El Salvador) alle tantissime lavoratrici che ci hanno scritto perché si riconoscevano nella mobilitazione delle donne della Yoox. Questa lotta è femminista e transnazionale come la nostra rabbia e la nostra tenacia. In piazza l’Assemblea Donne del Coordinamento Migranti ha portato la voce delle donne che in tutto il mondo stanno sfidando le imposizioni patriarcali e razziste che governi e padroni stanno applicando per rispondere alla crisi pandemica.
Sabato la voce delle donne in sciopero è risuonata forte e chiara, insieme a quella di moltissime altre donne e lavoratori, migranti e non, che nella grande fabbrica dell’interporto stanno vivendo sulla propria pelle l’intensificazione dello sfruttamento. Da tempo ormai sappiamo che nei magazzini viene reclutata, anche con contratti di pochissimi giorni, una forza lavoro migrante sospesa nel limbo delle commissioni territoriali, e che in questo modo le imprese si servono del razzismo istituzionale per rispondere ai picchi della domanda di mercato con una forza lavoro usa e getta. All’interporto e non solo all’interporto razzismo e maschilismo sono due facce della stessa medaglia e questo le lavoratrici in sciopero lo hanno capito molto bene. Il sostegno e il riconoscimento che stanno ottenendo spaventa i responsabili Yoox e il suo amministratore delegato, che credevano di poterle ignorare.
Alla fine di un corteo partecipato e animato dalla combattività delle operaie e delle donne e uomini, migranti e non, che riconoscono “in questa lotta la loro lotta”, abbiamo lasciato, sotto l’albero di Natale in piazza, i nostri “pacchi” per Yoox e per tutti coloro che credono che ci arrenderemo o che le nostre “piccole” richieste siano portate avanti da poche ribelli. Libertà per le donne dallo sfruttamento e dalla violenza maschile, permesso di soggiorno europeo incondizionato e svincolato da reddito, lavoro e famiglia per tutte e tutti, sciopero femminista e migrante, basta sfruttamento e razzismo. Sappiamo che la lotta delle lavoratrici Yoox non si è ancora conclusa e che il sostegno ottenuto fino a questo momento dovrà allargarsi ancora perché possano conquistare ciò che spetta loro. Sappiamo anche che la posta in gioco della loro lotta è ben più ampia, perché approfittando della pandemia in ogni luogo di lavoro vengono imposte condizioni inaccettabili. La sfida di questo sciopero femminista del lavoro migrante è accumulare una forza collettiva capace di imporsi contro chi vuole umiliarci, sfruttarci e opprimerci. Non ci arrenderemo di fronte alle minacce e all’ipocrisia di chi vorrebbe ridurre questa lotta a una questione di “poche operaie che non sanno organizzarsi”. Accanto alle operaie migranti in sciopero ci siamo tutte e non ci fermeremo.