Continue minacce al permesso di soggiorno, aumento dei provvedimenti repressivi e intensificazione del comando sul lavoro sono gli ingredienti principali che condiscono la vita del lavoro migrante in questo paese. Una ricetta, questa, in grado di mettere d’accordo i differenti “chef” che si sono avvicendati al governo negli ultimi anni. L’emergenza pandemica non ha che confermato questo schema. D’altronde, sotto Natale è noto che la tradizione la fa da padrona tanto in cucina quanto nei magazzini che quelle cucine riforniscono. Lo sanno bene gli operai – in grandissima parte migranti – della Grandi Salumifici Italiani (GSI) a Bologna che sono scesi nella notte di giovedì 3 dicembre in sciopero per alcune importanti vertenze contrattuali e a distanza di tre giorni si sono visti recapitare una multa di 400 euro a testa per violazione del coprifuoco notturno. Evidentemente i confini tra comuni si possono varcare tranquillamente se ci si va a spaccare la schiena, ma se a un certo punto si decide di fermarsi per far sentire la propria voce quegli stessi confini tornano a colpire e a sanzionare. E tutto questo in nome della sicurezza.
Nel corso di quest’ultimo anno, i migranti che lavorano all’interporto hanno dovuto lottare, e continuano a farlo, contro il regime di insicurezza alla quale i padroni li continuano a destinare rispetto al problema del contagio da COVID-19, che purtroppo continua a diffondersi nei magazzini. L’unica sicurezza presente all’interporto è stata imposta proprio con le loro lotte e con i loro scioperi.
Come dimostra anche lo sciopero delle lavoratrici di Yoox, l’interporto è ormai tornato a essere un campo di battaglia strategico per il lavoro migrante. Il crescente impiego di richiedenti asilo e migranti impiegati con contratti precari di una settimana o persino di un giorno, le continue pressioni su lavoratrici e lavoratori migranti assunti a tempo indeterminato per costringerli a licenziarsi, la violenza maschilista con cui si cerca di addomesticare e sfruttare il lavoro delle donne mostrano la realtà violenta di un regime razzista del salario che ha nel ricatto del permesso di soggiorno e in quello della povertà le sue armi principali. Inceppare questo meccanismo, interromperlo, rovesciarlo è il nostro compito. Per questo siamo con gli operai della GSI e sosteniamo ogni tentativo del lavoro migrante di mettere in crisi il regime razzista del salario e del permesso di soggiorno. Per questo, sabato 12 dicembre alle ore 15:30, saremo in piazza Nettuno a Bologna!