Dal 25 novembre come Coordinamento Migranti siamo insieme alle lavoratrici in sciopero contro Yoox, perché crediamo che la loro lotta sia anche la lotta di tutte e tutti i migranti che rifiutano lo sfruttamento e il ricatto del permesso di soggiorno nella grande fabbrica dell’Interporto. Quello che fa la Yoox è ormai la norma nei magazzini: mette alle strette le lavoratrici che hanno un contratto a tempo indeterminato per liberarsene. Lo fa ricattando le madri con turni che non possono sostenere perché devono occuparsi dei figli. Quando le lavoratrici hanno richiesto il turno centrale l’azienda ha risposto che, se non possono permettersi una baby-sitter, sono libere di licenziarsi, ben sapendo che perdere il lavoro non significa per loro solo perdere il salario, ma anche il permesso di restare in questo paese.
Yoox condivide i desideri dei padroni di tutti i magazzini: avere lavoratori e lavoratrici “usa e getta”, da far lavorare alle sue condizioni finché servono ai profitti, per poi lasciarle a casa quando non convengono più. Abbiamo denunciato più volte come nella “grande fabbrica” i padroni utilizzino il ricatto del permesso di soggiorno per assumere manodopera a costo sempre più basso perché in attesa dei documenti e non sindacalizzata. All’Interporto funziona a regime un sistema istituzionale di sfruttamento in cui si intrecciano il razzismo della legge Bossi-Fini, la gestione arbitraria dei permessi da parte di Questura e Prefettura e le agenzie interinali che arruolano richiedenti asilo con contratti che durano un mese, una settimana o anche un giorno, per rispondere agli scioperi o ai picchi della domanda. La grande fabbrica dell’Interporto, tanto importante per l’economia di questa regione, non esisterebbe senza il lavoro migrante.
Le donne in sciopero contro Yoox stanno però mostrando che si può rispondere allo sfruttamento del lavoro migrante. La loro vertenza non riguarda soltanto i turni di lavoro. Esse hanno organizzato lo sciopero riconoscendo che, al di là dei diversi contratti e permessi di soggiorno, vengono sfruttate perché sono donne e madri. Così, il rifiuto complessivo del razzismo e del ricatto del permesso di soggiorno permette di superare divisioni e gerarchie tra migranti e richiedenti e opporsi al gioco al ribasso dei padroni.
Uscire dalla condizione di isolamento nei magazzini, portare dentro e fuori dall’Interporto la nostra risposta a tutte le forme di violenza maschile e razzista, affermare la centralità del lavoro migrante e la sua forza collettiva. È questa indicazione politica che vogliamo portare in piazza perché, finché la vita e il lavoro delle e dei migranti dipenderà da documenti precari, l’unica certezza è uno sfruttamento che cresce sull’onda dell’emergenza sanitaria e che sulle donne si fa ancora più accanito. Per questo il 12 dicembre saremo in piazza con le lavoratrici Yoox con tutta la nostra rabbia.