Sabato 13 dicembre si è tenuto il primo presidio del Coordinamento Migranti di fronte alla Questura di Modena. Per oltre tre ore, i migranti hanno protestato contro le male pratiche dell’Ufficio Immigrazione con lo slogan: Basta pagare, basta aspettare, permessi subito! #bastasfruttamento #bastabossifini. Durante il presidio una delegazione ha incontrato alcuni dirigenti della Questura, tra i quali il vicequestore vicario Todisco e la dott.ssa Cardillo, dirigente dell’Ufficio Immigrazione. Fuori, decine di migranti hanno animato un presidio che è rimasto ad attendere i risultati dell’incontro, con più tenacia della stampa presente che, a quanto pare, non è riuscita a contarli tutti, dichiarando numeri ben più bassi della reale partecipazione.
I dirigenti della Questura e dell’Ufficio Immigrazione non hanno potuto negare i problemi sollevati e si sono scusati del comportamento di alcuni poliziotti impiegati nell’Ufficio Immigrazione. Rispetto ai ritardi nelle consegne, ci è stato assicurato che sono state adottate nuove procedure per ridurre i tempi di attesa. Rispetto alla mancanza di un punto informativo e di informazioni aggiornate via internet, mancanza che costringe i migranti a ricorrere a sindacati, avvocati o patronati, i dirigenti hanno presentato le loro scuse, dichiarando che saranno avviate le procedure per aprire uno sportello informativo e per l’adeguamento tecnico dei servizi informatici. Rispetto al rilascio di permessi per attesa occupazione anche con contratti di lavoro di breve durata, i funzionari hanno affermato che la prassi è stata di recente eliminata. I punti irrisolti riguardano invece il rilascio di permessi della durata di un anno anche con un lavoro a tempo indeterminato e il controllo dei contributi INPS. In entrambi i casi, i funzionari si sono difesi dichiarando che le attese e la durata limitata dei permessi dipendono dalla necessità di controllare la regolarità del contratto di lavoro e la congruenza del reddito. Abbiamo risposto che nessuna normativa vincola il rinnovo del permesso al controllo dei contributi INPS, che qualsiasi verifica e controllo deve semmai essere successiva al rilascio del permesso e deve riguardare i datori di lavoro: non è accettabile far ricadere sui lavoratori le inadempienze, irregolarità o truffe dei padroni. Ai dirigenti che hanno dichiarato di eseguire controlli anche per tutelare i migranti, abbiamo risposto chiaramente che l’unica tutela che ci serve è un permesso di soggiorno della durata minima di due anni.
Il presidio del 13 dicembre è stato soltanto un primo passo. Sarà necessario verificare gli impegni presi dai dirigenti e continuare la mobilitazione per porre fine a tutte le male pratiche della Questura che rendono sempre più difficile la permanenza di migliaia di lavoratori e lavoratrici migranti nella provincia di Modena. Non accetteremo che le questioni sollevate siano relegate nell’ombra o nei tavoli istituzionali che coinvolgono sindacati e patronati. I migranti non hanno bisogno di mediazioni per risolvere i loro problemi. E non intendono più pagare con il loro salario le procedure burocratiche che la legge impone per avere diritto di restare in questo paese. La loro lotta contro le male pratiche della Questura non si ferma a Modena, perché è una lotta contro una legge – la Bossi-Fini – che – a causa del legame tra permesso di soggiorno, contratto di lavoro e reddito – oggi è rafforzata dalla definitiva precarizzazione e dal crescente impoverimento dei lavoratori imposto dal Jobs Act. La gestione politica dei permessi di soggiorno, la precarietà e l’impoverimento colpiscono tutto il lavoro, migrante e non. Per questo la lotta dei migranti contro razzismo istituzionale e sfruttamento è una lotta di tutti e tutte.