In questi ultimi mesi i lavoratori migranti sembrano scomparsi dal panorama politico italiano ed europeo. Si parla di migranti solo quando muoiono a centinaia nel Mediterraneo, oppure quando qualcuno li vuole cacciare accusandoli di essere portatori di povertà e di malattie. Tuttavia, nonostante la crisi, i migranti non sono solo quelli cha arrivano tra mille pericoli e per i quali giustamente viene rivendicata l’accoglienza e l’asilo. In Italia e in Europa i migranti continuano a essere una porzione essenziale della forza lavoro, non solo per quanto vengono sfruttati nei mille luoghi di lavoro in cui sono presenti, ma soprattutto per come hanno saputo rifiutare lo sfruttamento. In questi anni i migranti hanno continuato a lottare per rompere il ricatto politico del permesso di soggiorno, mentre insieme a tutti gli altri lavoratori hanno lottato giorno dopo giorno contro la precarietà. Hanno mostrato che si può lottare anche dove tutti pensavano fosse impossibile. Lo hanno fatto a Rosarno; il 1 marzo del 2010, scioperando per la prima volta in tutta Italia contro la legge Bossi-Fini, insieme a tante e tanti operai italiani; lo hanno fatto negli ultimi tempi nel comparto della logistica. Si sono ribellati contro lo sfruttamento e il razzismo istituzionale che lo sostiene, perché vogliono essere liberi.
Domani 16 ottobre ci sarà lo sciopero nazionale della logistica, un settore nel quale sono impiegati soprattutto migranti. Le motivazioni di questo sciopero sono straordinariamente importanti non solo per i migranti. I padroni hanno deciso di fare a meno delle cooperative, grazie alle quali fino a oggi hanno aumentato a dismisura i loro profitti. Per essere assunti direttamente dalla ditta per la quale hanno sempre lavorato, i lavoratori dovrebbero accettare una brutale riduzione del salario. Ancora una volta nella sacrosanta battaglia sindacale emerge la specificità del lavoro migrante, perché una diminuzione del salario per i migranti significa anche un’ulteriore difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno. Come sempre ogni aumento della precarietà pesa doppiamente sui migranti, perché mettere in pericolo il permesso di soggiorno significa mettere a rischio la permanenza in Italia che negli ultimi anni è stata conquistata e difesa giorno dopo giorno.
Per tutti questi motivi lo sciopero del 16 ottobre non riguarda solo i lavoratori della logistica e non riguarda solo i migranti. Esso è uno sciopero contro la precarizzazione e il peggioramento delle condizioni di lavoro voluti dai padroni, uno sciopero contro il ricatto istituzionale del permesso di soggiorno. Va sostenuto e difeso con ogni mezzo, perché, come sempre quando a dover scioperare sono i migranti, lo sciopero assume un carattere immediatamente politico, perché il conflitto economico rivela immediatamente la miseria politica del potere. Domani 16 ottobre i lavoratori migranti della logistica lotteranno per le loro condizioni di lavoro e per non permettere che la legge Bossi-Fini cancelli il loro progetto migratorio.
I migranti non possono essere cancellati nemmeno dal percorso che vede nello sciopero sociale del prossimo 14 novembre un passaggio importante. In fondo, nel marzo del 2010, sono stati i migranti a fornire il primo esempio di uno sciopero dichiarato e riuscito non solo al di fuori e contro le gerarchie sindacali, ma innovando profondamente le modalità di costruzione di uno sciopero. Si è trattato di uno sciopero sociale perché ha mobilitato lavoratori dei settori più diversi, ma anche chi è occupato nel commercio. Si è trattato dello sciopero di un pezzo di società contro lo sfruttamento quotidiano e contro la stupidità di un potere spietato e razzista. Noi pensiamo che quella esperienza possa essere un punto di riferimento anche nelle settimane che ci aspettano. D’altra parte la mobilità dei migranti attraverso i confini ha da sempre messo in evidenza il quadro quanto meno europeo entro cui deve dispiegarsi l’iniziativa dei movimenti. I migranti sanno benissimo che per loro lo sciopero è importante se incide non solo sulle leggi italiane, ma anche sulla normativa europea che pretende di regolare la loro esistenza. Da sempre la lotta dei migranti è transnazionale e da sempre deve cercare parole d’ordine e rivendicazioni capaci di attraversare i confini. Con le politiche imposte in tutta Europa con la scusa della crisi economica, la condizione dei migranti sta diventando sempre più comune.
Per tutti questi motivi il 16 ottobre e nel percorso che vede nello sciopero sociale del 14 novembre un passaggio importante sosterremo fino in fondo la posizione politicamente decisiva che i migranti occupano nella società nel suo complesso. Nelle prossime settimane faremo di tutto per affermare la presenza politica dei migranti dentro agli scioperi, dentro alle lotte e dentro a ogni vertenza.
Coordinamento Migranti