Senza soldi, ma per scelta politica pagano i/le migranti!
Questo in una battuta è l’esito dell’incontro che giovedì 19 giugno il Coordinamento Migranti ha tenuto in Prefettura con i dirigenti dell’Ufficio Stranieri della Questura e della Prefettura di Bologna. Durante l’incontro sono state affrontate le numerose questioni pubblicamente poste con il presidio di sabato 31 maggio in Piazza Roosevelt, a Bologna. Che cosa fa la Questura con il tuo Permesso? Questa era la domanda principale, a questa abbiamo avuto risposte soltanto parziali, la maggior parte negative: la gestione politica delle pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno non solo conferma, ma accentua il razzismo istituzionale della legge Bossi-Fini.
Questo è emerso immediatamente discutendo dell’Ufficio Immigrazione di via Bovi Campeggi. Il problema della mancanza di uno sportello informativo è stato evitato invitando a recarsi presso l’Ufficio Relazioni col Pubblico della Questura in Piazza Galileo, ufficio che non essendo competente non farà altro che telefonare in via Bovi Campeggi. Soprattutto, non è assolutamente accettabile che, di fronte a un ufficio pubblico privo di bagni e di una nursery per le donne con bimbi, la Questura si nasconda dietro a un generale problema economico: non solo non ci sono soldi per ristrutturare i bagni, ma non ci sarebbero neanche per le relative pulizie quotidiane. E aggiungono: chiunque può chiedere la chiave per andare nel bagno del personale. Ma ci chiediamo: che cosa succederebbe a qualsiasi altro locale pubblico se non avesse un bagno? Soprattutto: perché il taglio dei finanziamenti è scaricato sulle spalle di migranti costretti a ripetute file per procedure amministrative, spesso complicate dallo stesso Ufficio Immigrazione?
Questa evidente prova di razzismo istituzionale diventa ancora più grave di fronte alla discrezionalità amministrativa con cui la Questura gestisce le procedure di rinnovo. Da un lato, di fronte ai drammatici effetti della crisi economica sulla disoccupazione, i dirigenti presenti hanno assicurato che considereranno gli assegni familiari e di disoccupazione nel calcolo del reddito valido per il rinnovo, e che concederanno permessi per ricerca lavoro non più di 6 mesi, ma di 12, lasso di tempo effettivamente previsto dalla legge. Dall’altro, sono rimasti senza parole di fronte alla denuncia della prassi di rinnovare il permesso sulla base dei contributi effettivamente versati. Per la legge, infatti, busta paga, CUD ed estratto conto INPS sono documenti equivalenti: non esiste alcun articolo di legge, né alcuna circolare ministeriale che obbliga la Questura a legare il rinnovo ai contributi versati. Sappiamo che i datori di lavoro hanno la possibilità di versare i contributi in ritardo, sappiamo soprattutto che in tempo di crisi economica questa è la prima voce di spesa che tagliano per fare salvi i loro profitti sulla pelle dei lavoratori. Di fronte a questa situazione, la Questura non può in alcun modo far ricadere la responsabilità sul migrante: il permesso di soggiorno va rinnovato esclusivamente sulla base del CUD o delle buste paga come avveniva effettivamente prima dell’attuale crisi economica. Lo “strumento” – così come lo chiamano in Questura – di controllo diretto dei database INPS deve eventualmente essere impiegato successivamente al rinnovo del permesso e in caso di assenza di contributi va perseguito il datore di lavoro, non il lavoratore. Perché invece la Questura di Bologna non procede contro il datore di lavoro, ma blocca il permesso di soggiorno? Questa è la gestione assolutamente discrezionale e restrittiva delle pratiche di rinnovo. Questo denunciamo come razzismo istituzionale. Questo è il principale nodo politico contro il quale continueremo a lottare se nulla cambierà.
I dirigenti della Prefettura hanno annunciato nuovi servizi per l’Ufficio cittadinanza: oltre all’indirizzo e-mail recentemente attivato (cittadinanza.pref_bologna@interno.it), sta per essere avviato in collaborazione con il Cineca un servizio telematico che consentirà di fissare un appuntamento con l’Ufficio cittadinanza. Se questo dovrebbe contribuire a diminuire le file allo sportello, bisogna comunque denunciare che nessun miglioramento sarà realmente possibile senza un aumento del personale impiegato, aumento che sarebbe necessario anche a livello centrale poiché le pratiche inevase dal Ministero dell’Interno sono all’incirca 90 mila. Attualmente, sono solo tre le persone che a Bologna si occupano della cittadinanza, le stesse che hanno seguito la sanatoria del 2012.
Su questo punto specifico, sono stati forniti dati insoddisfacenti. A distanza di due anni, sono circa un terzo (poco più di un migliaio) le pratiche ancora sospese, ma quel che è peggiore è che si tratta di comunicazioni di diniego dovute nella maggior parte dei casi al mancato pagamento dei contributi (in questo caso, esplicitamente richiesto dalla legge): i migranti che riceveranno questa comunicazione avranno comunque la possibilità di dimostrare il contrario, integrando i documenti richiesti. Tuttavia, dopo due anni la situazione è la stessa che la sanatoria aveva annunciato: oltre al danno, anche la beffa. Dopo aver pagato ingenti somme per fare le pratiche e versare le prime rate di contributi richiesti, mentre una parte dei datori di lavoro coinvolti nella sanatoria è svanita nel nulla e lo Stato ha riempito le proprie casse, molti migranti si ritroveranno senza neanche un permesso per ricerca lavoro!
Per sviare ad altre questioni poste, la Questura si è trincerata dietro presunte problematiche tecniche e dietro la legge: è assurdo che la mail ufficiale per chiedere informazioni sul rinnovo rispedisca indietro le mail mandate dai server hotmail e gmail; è gravissimo non considerare che una ricca giurisprudenza sostiene che – nei casi di ricongiungimento familiare – se il richiedente ricongiungimento ha la carta di soggiorno o permesso CE allora anche il ricongiunto deve avere la carta, e non un semplice permesso per motivi familiari che potrebbe essere tolto nel caso in cui il richiedente non dimostri più un reddito sufficiente al mantenimento del ricongiunto.
Di fronte a queste risposte del tutto insufficienti, il Coordinamento Migranti continuerà il percorso di mobilitazioni con nuove assemblee a Bologna e in provincia. Molte sono le questioni ancora in sospeso, ma nell’attuale situazione di crisi economica il problema più urgente e grave è quello del controllo dei contributi per il rinnovo del permesso. Non staremo in silenzio di fronte a centinaia e centinaia di permessi fermati in Questura o addirittura negati perché i datori di lavoro non adempiono al versamento dei contributi. La Questura sa perfettamente che il controllo dei contributi per rinnovare il permesso è una sua scelta, esclusivamente politica. E contro questa scelta lotteremo ancora sapendo che questa lotta è parte della battaglia contro la Bossi-Fini, contro il ricatto del permesso di soggiorno legato al lavoro e al reddito.
Coordinamento Migranti