Questa notte, per tutta la notte, due scioperi hanno colpito l’Inteporto di Bologna, prima alla Camst, dove un centinaio di lavoratori iscritti al SiCobas ha scioperato e bloccato i magazzini con il sostegno dei lavoratori migranti licenziati dalla Granarolo. Lo sciopero si è poi spostato alla Cogefrin, l’azienda della logistica dove opera in appalto il consorzio cooperativo Sgb, lo stesso coinvolto la scorsa primavera nel licenziamento di 51 lavoratori migranti impiegati nel magazzino Granarolo di via Cadriano. Abbiamo parlato con alcuni di loro che seguono il percorso del Coordinamento Migranti.
Che cosa è successo questa notte?
Noi lavoratori della Granarolo e della Cogefrin questa notte siamo stati all’Interporto con l’obiettivo di riaprire la trattativa con il Prefetto, la Granarolo e Sgb. Era ormai mattina quando è arrivata la polizia per togliere il picchetto all’ingresso della Cogefrin. Tutti i lavoratori si sono seduti a terra con l’intenzione di continuare a bloccare il cancello, ma la polizia è intervenuta trattandoci male, trascinandoci via, ci hanno spostato a forza per far entrare i camion che avevamo bloccato. Dopo il picchetto abbiamo deciso di andare davanti alla Prefettura per fare una conferenza stampa e dire a tutti come stanno le cose: forse la gente pensa che l’accordo firmato con il Prefetto prima dell’estate sia stato rispettato e che i lavoratori siano rientrati al lavoro. Ma la realtà è un’altra: solo 9 lavoratori su 51 sono stati riassunti. Dopo questa notte, ci aspettiamo che il Prefetto chiami il nostro segretario Aldo Milani per riaprire la trattativa, altrimenti non ci fermeremo.
Dopo più di sette mesi di scioperi e ormai quattro mesi di cassaintegrazione, quale situazione devono affrontare ora i lavoratori migranti della Granarolo?
La cassa integrazione che non è ancora arrivata. Invece sono arrivate le denunce e altri due lavoratori, che non sono della Granarolo ma stanno lottando con noi, sono stati convocati in Questura dove gli hanno chiesto perché fate questi blocchi, perché fate questi scioperi. Come se non sapessero perché. Secondo me, come dicono i SiCobas, queste denunce non mettono in pericolo il rinnovo del permesso di soggiorno. Però se non abbiamo un contratto di lavoro non possiamo rinnovare il permesso, quindi denunce o no, noi stiamo rischiando di perderlo. Noi facciamo picchetti e scioperi perché abbiamo perso il lavoro, ma per rinnovare il permesso abbiamo bisogno del lavoro, quindi la situazione è difficile perché come facciamo così a rinnovare il permesso? Prefettura e Questura, che cosa hanno da dire di questo?
In quanti hanno il problema di dover rinnovare adesso il permesso di soggiorno?
Quando ci hanno licenziato, in 6 dovevano rinnovare subito. E così hanno dovuto fare la domanda di disoccupazione per poter avere il permesso di ricerca lavoro. Poi è arrivato l’accordo per il reintegro al lavoro, ma il fatto che non viene rispettato ci sottopone ancora al rischio di perderlo. Adesso ce ne sono altri 10 che devono fare il rinnovo: sono in cassa integrazione senza ricevere un euro, non sono ancora tornati al lavoro e come fanno a rinnovare il permesso? E fra un paio di mesi ce ne saranno altri 10. C’è poi un’altra questione: ho due amici che sono andati a dare le impronte come si fa sempre per rinnovare il permesso e la Questura li ha informati che avrebbero ricevuto il foglio di via perché non avevano i contributi sufficienti. E’ assurdo perché non può essere un problema del lavoratore. Noi sappiamo che spesso le cooperative non versano i contributi o ne versano soltanto una parte oppure in ritardo. E questo vale anche per la nostra cooperativa Sgb: è possibile che non abbia pagato i contributi perché quando siamo andati a fare domanda per la disoccupazione all’INPS ci è stato detto che non ne avevamo diritto. Per tutto questo, secondo me dobbiamo fare in modo che questa lotta sia anche per il permesso di soggiorno, la lotta è la stessa perché se non torniamo al lavoro come facciamo a rinnovare il permesso? Se ci ridanno il lavoro come da accordo allora possiamo rinnovare il permesso, altrimenti no.
Sabato saremo in piazza per dire che questa lotta contro gli sfruttatori della Granarolo e gli altri padroni della logistica è la stessa lotta che facciamo tutti i giorni contro la legge Bossi-Fini e per dire al Prefetto e al Questore che non temiamo minacce. Lottiamo senza chiedere il permesso dentro e fuori i luoghi di lavoro!
Coordinamento Migranti