Da anni diciamo che la cancellazione della Bossi-Fini è la nostra priorità politica e non una questione di solidarietà. Siamo scesi in piazza molte volte negli ultimi anni e mesi (video 23 marzo) contro la Bossi-Fini, non ultima con la manifestazione di Brescia del 28 settembre (video). Ci sono voluti però più di 300 migranti morti (leggi/english) per far realizzare al governo, alla società (momentaneamente) civile, ai movimenti, ai territori, che questa è una legge portatrice di morte, razzismo istituzionale e sfruttamento.
Certo, tra poco i riflettori si spegneranno, fino alla prossima strage politica. Ma che sarà mai successo se tutti, dai ministri agli studenti, dai sindacati ai centri sociali, oggi mettono in prima fila, tra le proprie rivendicazioni, l’abrogazione della Bossi-Fini? Che sarà successo dopo che più volte è stato detto da più parti: No! Il problema non è questo, i migranti sono uguali agli altri, parlare di migranti divide i cittadini, divide la classe!
Sicuramente si sono tutti resi conto che la cancellazione della Bossi-Fini è la priorità politica. Lo confermano le parole dell’uomo e del politico Letta, che nelle due forme vuole“cancellare la Bossi-Fini, ma rafforzare Frontex”, e varare l’operazione Mare Nostrum. Lo testimonia la raccolta di firme per un corridoio umanitario che lasci passare agevolmente i profughi, mentre tutti gli altri migranti saranno aiutati a rimanere in patria. Lo conferma, in fin dei conti, anche l’acuto Alfano, il quale comprende bene che, anche se si abolisce la Bossi-Fini, gli immigrati continueranno ad arrivare.
Ha capito bene il protagonismo dei migranti chi dice aboliamo la Bossi-Fini mentre prepara l’ennesima operazione militare di respingimento alla frontiera. L’ha capito bene chi divide tra i migranti buoni, che scappano per motivi umanitari, e quelli cattivi, quelli che i diritti umani non possono meritarseli. Ma come l’ha capito chi infila (o rimette dopo averla tolta per anni) l’abolizione della Bossi-Fini e dei Cie in mezzo alla lista dei no (alle grandi opere, all’austerity, alla corruzione, alla casta)? Chi proclama minuti di silenzio per i poveri migranti morti? Chi continua a pensare che sia una questione di solidarietà?
Forse l’hanno capita tutti molto bene la centralità dei migranti. Anche chi dice che bisogna abolire la Bossi-Fini, ma poi chiede che i migranti vengano meglio informati sulle vie legali di emigrazione e organizzati per coprire quanti posti siano disponibili legalmente – così, meglio informati, possono meglio rimanere a casa loro, se non rientrano nella quota stabilita per legge.
Una cosa è chiara: in questi giorni, in queste ore, i migranti continuano a essere irrimediabilmente rappresentati e considerati come vittime. La spinta politica celebrata come rivolta o rivoluzione democratica nella sponda Sud del Mediterraneo diventa per tutti solo disperazione quando tocca il suolo europeo. Rovesciare questa logica e capire che non basta cambiare il nome di una legge per poi continuare a difendere il suo principio di legalità; capire che i veri problemi sono il suo ricatto – il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro – e le gerarchie che impone tra i lavoratori non solo nella società e davanti allo Stato, ma anche all’interno di una stessa fabbrica o di uno stesso sindacato; capire che i migranti non sono soggetti inermi da inserire in qualche slogan in seguito a qualche tragedia: tutto questo significa fare della lotta alla Bossi-Fini la priorità politica.
Coordinamento Migranti