Terremoto: silenzio del governo sulla richiesta di moratoria sui permessi di soggiorno, timide aperture dal Parlamento. Intanto riparte la truffa della sanatoria.

Dopo una campagna che ha raccolto in un mese oltre 700 adesioni, il 30 giugno durante il presidio dei migranti abbiamo consegnato alla Prefettura la richiesta di una moratoria urgente per le zone terremotate. A distanza di due settimane, mentre è in via di approvazione il decreto sui provvedimenti per le zone terremotate, dal governo è ancora il più totale silenzio.

Nel frattempo, il ministro della cooperazione Riccardi non ha saputo fare altro che riproporre una nuova sanatoria, chiamandola con un altro nome. Questo governo cambia il nome alle cose, ma propone una ricetta già nota. E anche peggiore: dopo i 500 euro richiesti nel 2009, infatti, ora per la regolarizzazione saranno chiesti, oltre ai contributi, 1.000 euro! Con buona pace del ministro, la sua cooperazione innescherà una nuova gigantesca gara al permesso do soggiorno nella quale gli unici a rimetterci saranno ancora i migranti. Complimenti! Anche se un altro provvedimento – i cui dettagli sono ancora poco chiari – rende più aspre le norme per chi impiega lavoro irregolare, e prevede la possibilità di utilizzare l’art. 18 per denunciare i propri sfruttatori in cambio di un permesso umanitario di soli 6 mesi, la nuova sanatoria truffa permetterà ai padroni di mettersi in salvo mentre il governo ancora una volta fa cassa sulla pelle dei lavoratori migranti. Unica nota positiva l’allungamento ad un minimo di 12 mesi del permesso per ricerca lavoro, contenuta però in un pacchetto di norme, la cosiddetta riforma Fornero, che istituzionalizza la precarietà per tutti, rendendo i 12 mesi (se applicati come limite massimo della durata) una beffa.

Nemmeno per quel che riguarda le zone colpite dal terremoto si stanno adottando provvedimenti chiari: quando si tratta di mettere le mani nelle tasche dei migranti, anziché proporre una regolarizzazione senza condizioni che risponda finalmente agli effetti feroci della crisi sulle loro vite, il governo non aspetta. Resta invece in silenzio sulla richiesta di moratoria partita dal Coordinamento Migranti Bologna e poi rilanciata da diversi soggetti sia a livello locale che nazionale. Il Parlamento ha approvato una timida apertura, che si mostra però ambigua: stabilisce infatti che siano rinnovati per 12 mesi solo i permessi in scadenza entro il 2012 e solo per chi ha problemi «per effetto degli eventi sismici». Ma chi potrà stabilirlo? Dove comincia e dove finisce questo effetto?

Prendiamo atto delle timide aperture del Parlamento, del silenzio del governo e delle mezze parole di coloro che credono che una situazione simile possa risolversi a tavolino, con piccoli contentini, come i sindacati che ci hanno accusato di essere strumentali e demagogici. Nel frattempo la Protezione Civile si impegna per promuove i rimpatri volontari, come se fosse possibile per i migranti togliere il disturbo nel momento di difficoltà. A questo rispondiamo che invece ai migranti, che vivono e lavorano da anni contribuendo all’economia delle zone colpite dal terremoto, va garantita la stessa assistenza che è offerta a tutti gli altri, garantendo a chi vuole tornare la libertà di movimento. Anche a questo serve una moratoria sui permessi senza ambiguità e senza ulteriori impedimenti burocratici che aggraverebbero gli uffici di tanto lavoro inutile, e lascerebbero fuori migliaia di migranti che hanno subito il terremoto, anche in modo indiretto. Per questo ribadiamo le nostre richieste, sostenute pubblicamente da centinaia di persone, gruppi, associazioni:

  • sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno a chi viveva o lavorava nelle zone terremotate, anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione
  • sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso nelle zone terremotate
  • sia garantito uguale trattamento nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno.

Solo così il terremoto, un dramma che colpisce indistintamente tutti, non si trasformerà in un disastro per i migranti per colpa della legge Bossi-Fini. Su tutto questo a settembre torneremo a farci sentire, sul piano locale e oltre, con l’obiettivo di allargare la lotta contro razzismo istituzionale e precarietà.

Coordinamento Migranti Bologna e provincia

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