I fatti accaduti recentemente a Bologna, con ben cinque poliziotti arrestati, quattro per rapina ai danni di migranti irregolari, e uno per concussione sessuale ai danni di diverse donne migranti, hanno innescato l’ennesima pruderie giornalistica, alla ricerca della vittima e della storia esemplare da raccontare. Certo, la notizia fa scalpore. Ci pare che ciò serva a riprodurre per l’ennesima volta l’immagine della mela marcia, per cui ogni volta che succede qualsiasi cosa che coinvolge organi dello Stato, subito ci si affretta a trovare lo scandalo, indicare i colpevoli, per far sì che nulla cambi. Vorremmo allora chiarire alcune cose: non c’è nessuno scandalo in quanto sta accadendo, almeno che le anime belle non pensino che possano esistere leggi come la Bossi-Fini e luoghi come i CIE e poi tutto funzioni civilmente. Lo scorso anno, il 25 giugno, denunciammo ancora una volta l’arbitrio amministrativo prodotto dalla legge Bossi-Fini e dall’insieme delle norme che pretendono di regolare le vite dei migranti, chiamandolo razzismo istituzionale. Il 25 giugno decine di migranti, protagonisti di tante lotte in questi anni, organizzarono un presidio e pretesero di incontrare i vertici degli stessi uffici cui appartengono alcune delle persone arrestate. Allora denunciavamo comportamenti spesso fuori luogo, arroganti e maleducati nei confronti dei e delle migranti, trattati come bambini da funzionari che a volte non sanno nemmeno cosa devono fare. Allora come oggi, vogliamo ribadire che finché si inseguiranno le mele marce, nulla cambierà. La mela marcia si chiama Bossi-Fini, come dimostrano altri casi che accadono quotidianamente e che producono ogni volta un nuovo scandalo. Come Andrea e Senad, i due ragazzi rinchiusi nel CIE di Modena, nati e cresciuti in Italia ma stranieri a casa propria a causa delle norme sulla cittadinanza. Quelle stesse norme che il primo marzo in centinaia a Bologna abbiamo detto che devono cambiare, garantendo a tutti i figli di migranti una cittadinanza immediata e senza condizioni. Non ci interessano nuove condizioni, magari più favorevoli, come vorrebbero alcune campagne attualmente in atto. Non sono queste condizioni che permettono alle mele marce di ricattare doppiamente i migranti e tre volte le donne migranti? Non è la condizione di clandestinità che permette ad altre mele marce di derubare migranti sapendo che una denuncia può comportare la reclusione nei CIE? Non è la stessa condizione che impedisce a tante donne come Adama di denunciare i loro stupratori? Noi ci chiediamo dov’è lo scandalo di fronte a questi episodi, se non nell’esistenza di luoghi nei quali, lo ripetiamo dal momento che ogni volta pare che non si sappia, uomini e donne innocenti sono rinchiusi per un solo motivo: non avere un titolo di soggiorno valido. Non è scandaloso che un datore di lavoro ricatti un lavoratore migrante, se esiste un contratto di soggiorno che, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, gli attribuisce questo potere.
Ci sono leggi che danno ad alcuni il potere di ricattare altri. Contro queste noi ci battiamo e continueremo a farlo. Agli altri lasciamo lo scandalo.
Coordinamento Migranti Bologna e Provincia
Laboratorio On The Move
Migranda
Scuola di italiano con migranti – Xm24
Associazione Al Sirat