[switch to English version] Di fronte alla strage nel canale di Sicilia noi migranti, in prima fila nella lotta quotidiana contro il governo della mobilità, dichiariamo che nella guerra dei confini siamo dalla parte degli uomini e delle donne che cercano la libertà. Qualunque sia il motivo: allontanarsi dalla distruzione di una guerra, sfuggire a regimi e persecuzioni o semplicemente la volontà di cambiare vita.
Insieme a tanti altri lottiamo ogni giorno per far valere i nostri diritti contro il razzismo istituzionale che ci vorrebbe zitti, braccia da sfruttare senza voce. Con le assemblee, i presidi, gli scioperi e le manifestazioni ci organizziamo per rivendicare la libertà di tutti di fronte allo sfruttamento, alla precarietà e alle leggi razziste come la Bossi-Fini. Siamo qua e lottiamo qua. Ma sappiamo che la nostra condizione deriva dall’aver attraversato un confine, che continua a inseguirci nel permesso di soggiorno che portiamo in tasca o nei documenti che non ci vogliono dare, nel razzismo che dobbiamo affrontare. Per questo lottiamo perché tutte le donne e gli uomini che, come noi, decidono di muoversi per conquistare il proprio futuro, possano farlo senza dover subire ricatti e senza dover ricorrere all’aiuto di criminali per raggiungere il loro obiettivo. Di fronte alla strage nel canale di Sicilia, diciamo chiaramente che le “organizzazioni senza scrupoli” di cui tanti parlano sono molte: i trafficanti, l’Unione Europea, lo Stato Italiano, i governi che usano i migranti come merce di scambio. È infatti soprattutto a causa delle politiche europee, che continuano a vietare la libertà a migliaia di uomini e donne, che è oggi impossibile raggiungere le cose italiane in sicurezza. Chi va in vacanza lo può fare con un traghetto, chi vuole raggiungere l’Europa perché vuole cercare una vita migliore deve chiedere aiuto a dei trafficanti.
Se l’operazione Mare Nostrum aveva per un po’ di tempo limitato le morti, gli effetti della sua fine e dell’avvio di operazioni di pattugliamento dei confini meridionali dello spazio Schengen coordinati da Frontex sono ora sotto gli occhi di tutti. Coloro che ora si commuovono in diretta, che parlano di emergenza migranti come problema europeo, sono gli stessi che dicevano che Triton sarebbe stata un passo in avanti: mercanti di morte e assassini della libertà. Se poi dovessero essere confermate le indiscrezioni che parlano di un blocco navale nel Mediterraneo, il risultato sarebbe che noi migranti finiremmo a fare le pedine sacrificabili di un gioco tra guardie e ladri, tra le “forze del bene” della democratica UE e gli “agenti del male” rappresentati dagli scafisti. Squadre diverse, ma entrambe appunto senza scrupoli.
Di fronte ai crimini politici di cui si macchiano i governi su tutte le sponde del Mediterraneo noi rivendichiamo il diritto di muoverci e attraversare i confini con qualsiasi mezzo senza morire.