Non ci fermiamo: per un permesso minimo di due anni

A seguito della lettera pubblica indirizzata alla Questura di Modena e della grande assemblea di Spilamberto, sabato 21 febbraio una delegazione di migranti di Modena e provincia ha incontrato il Questore vicario (Todisco) e i dirigenti dell’Ufficio immigrazione della Questura di Modena.

Rispetto all’ultimo incontro avuto a fine dicembre, i dirigenti della Questura e dell’Ufficio immigrazione hanno affermato che i cambiamenti apportati nelle procedure adottate e un rinnovato impegno stanno consentendo un “rapido” rientro nei tempi di rinnovo stabiliti dalla legge (due mesi). Hanno, infatti, parlato di ritardi soltanto per il 3% dei rinnovi. Non ne siamo poi così certi, ma evidentemente il presidio di dicembre e la mobilitazione di inizio anno hanno messo una certa fretta nei dirigenti e nel personale dell’Ufficio Immigrazione!

Rimane però ancora sospesa la situazione per centinaia di famiglie che non riescono a rinnovare il permesso nei tempi previsti a causa dei lunghi tempi che altre istituzioni (come tribunali e consolati) impiegano – dice la Questura – per produrre la documentazione necessaria. Il Questore vicario si è in questo senso impegnato a segnalare al ministero la necessità che i permessi rinnovati partano almeno dalla data di stampa e non da quella in cui viene presentata la domanda alle poste. Inoltre, ha impegnato l’Ufficio immigrazione a sollecitare le amministrazioni delle istituzioni esterne coinvolte.

Tuttavia, il Questore vicario non si è sbilanciato su quei ritardi dovuti alla discrezionalità amministrativa dei suoi dirigenti che svolgono controlli e indagini su contratti di lavoro, CUD e – soprattutto – contributi INPS. Ha però garantito – e non poteva fare altrimenti, viste le sentenze del Tar Lombardia e del Consiglio di Stato – che la situazione contributiva INPS non è ostativa al rinnovo del permesso, ma ha continuato a parlare di controlli e indagini su situazioni dubbie o a campione. I migranti non si aspettano la “generosa” benevolenza dalla Questura: chiedono solo il permesso a cui hanno diritto. Non accettiamo perciò che ci si risponda – come è stato fatto anche questa volta – che questi controlli sono “per il bene dei migranti” che così possono lamentarsi con i datori di lavoro per il mancato versamento dei contributi. L’unico bene che i migranti vogliono è il permesso di soggiorno subito! Ribadiamo quindi che controlli e indagini non devono ritardare il rinnovo del permesso, devono dunque essere successivi al rilascio del permesso e devono riguardare i datori di lavoro, non i migranti: non è accettabile far ricadere sui lavoratori le inadempienze, irregolarità o truffe dei padroni!

Disponibilità sono emerse non solo per trattare singoli casi problematici che potrebbero emergere su questo terreno, ma anche in relazione allo sportello informativo, fisico e digitale. Ci è stato comunicato che è da poco aperto uno sportello il venerdì mattina (dalle 9 alle 11) al quale è possibile recarsi previo appuntamento da richiedere telefonicamente il lunedì. Non è molto, ma è un piccolo passo per evitare che i migranti siano costretti a pagare centinaia di euro ad avvocati e dieci euro ai patronati per avere informazioni sulle loro pratiche. Controlleremo che il servizio funzioni effettivamente. Il Questore vicario si è anche impegnato a verificare la possibilità di attivare un servizio digitale per prenotare la data del ritiro, oltre al sistema ora adottato – frutto di una convenzione con i comuni della provincia – per cui è necessario rivolgersi fisicamente ai comuni e ai patronati. Un po’ di “rottamazione” di pratiche burocratiche forse non guasterebbe per velocizzare i tempi di risposta dell’Ufficio stranieri.

Aspetti positivi sono infine emersi sulla questione della durata dei permessi di soggiorno. In primo luogo è stato riconosciuto l’errore nella consegna di permessi per attesa occupazione in presenza di un contratto di lavoro di breve durata. In secondo luogo, il Questore vicario – oltre a garantire la concessione di permessi di due anni per chi presenta un contratto a tempo indeterminato – ha impegnato l’Ufficio stranieri affinché rilasci un permesso di un anno per chi presenta un contratto di lavoro a tempo determinato, anche di breve durata, nella speranza che ciò ponga fine alle pratiche restrittive di questi ultimi anni. Per essere chiari abbiamo però ribadito che questo criterio deve essere applicato non soltanto quando il contratto di lavoro è in corso di validità nel momento in cui viene esaminata la pratica. Vogliamo anche che chi è attualmente in possesso di un permesso di attesa occupazione possa immediatamente convertirlo in un normale permesso di lavoro con una semplice richiesta alla Questura. Inoltre, alla luce di un mercato del lavoro sempre più povero e precario, il permesso di un anno va concesso anche a chi sta lavorando saltuariamente a chiamata, tramite agenzia interinale e con contratti rinnovati mensilmente che non consentono di raggiungere un adeguato livello di reddito.

Quest’ultimo punto costituisce un risultato importante per il movimento dei migranti, non solo a Modena e provincia, ma in tutto il paese e oltre. Rappresenta infatti un primo passo per rivendicare – contro le politiche italiane ed europee sull’immigrazione – un permesso di soggiorno minimo di almeno due anni a prescindere dal lavoro e dal reddito. Per questo, la lotta dei migranti di Modena e provincia contro le male pratiche della Questura non si fermerà qui. Continueremo a vigilare affinché gli impegni presi siano effettivamente mantenuti e in tempi rapidi. Proseguiremo quindi la mobilitazione con nuove assemblee per denunciare il razzismo istituzionale che si nasconde dietro ciò che non funziona nelle pratiche di rinnovo del permesso, non solo a Modena. Soprattutto, ci organizzeremo per lanciare un nuovo percorso di lotta per il permesso di soggiorno minimo. Questo sarà il vero salto in avanti contro lo sfruttamento non solo del lavoro migrante ma del lavoro di tutti, precari e operai. La definitiva precarizzazione e il crescente impoverimento del lavoro rende necessario lottare insieme, italiani e migranti, per un salario minimo e un permesso di soggiorno minimo!