Un segnale

Questa notte i lavoratori dei principali magazzini Tnt d’Italia, organizzati da SiCobas e AdlCobas hanno scioperato per due ore per dare un segnale alla dirigenza della multinazionale e al suo piano di ristrutturazione aziendale che prevede tagli cospicui nella manodopera. Un segnale che punta ad aprire una trattativa nella quale la voce dei lavoratori vuole farsi sentire. Un segnale che va però ben al di là della situazione che questi lavoratori, in stragrande maggioranza migranti, vivono all’interno dei loro magazzini. Come spiegano bene Mourad, Mustafa e Sami, il loro è anche un segnale contro una condizione caratterizzata dal ricatto del permesso di soggiorno, da contratti temporanei, dal sistema delle cooperative che oltre ad agire come moderni caporali spesso non pagano neanche i loro contributi. Un segnale dato al padrone che continua a trovare le strategie migliori per sfruttarli e allo Stato che, tramite la Bossi-Fini e il sistema di gestione amministrativa dei permessi di soggiorno, determina le condizioni per le quali una larga parte della forza lavoro sia continuamente costretta ad accettare ciò che offre il padrone. Come succede da almeno un anno a questa parte, soprattutto nei magazzini della logistica, non è sempre detto che i lavoratori migranti dicano sempre sì. Stanotte, rifiutando la condizione che gli si vuole ricamare addosso, hanno detto no. Hanno lanciato un segnale. Un segnale indirizzato anche nei confronti di tutti gli altri lavoratori e di tutti gli altri migranti, per mostrar loro che alzando la testa si può vincere, contro lo sfruttamento e contro la Bossi-Fini.

Guarda le interviste realizzate nel corso del picchetto:

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