Il Parlamento Europeo ha adottato il 23 ottobre una risoluzione che invita gli Stati membri e le istituzioni europee a modificare le politiche sulle migrazioni (scaricabile qui). Il documento non ha valenza vincolante, ma fornisce utili indicazioni per comprendere le trasformazioni che è possibile aspettarsi. Di fronte allo scandalo dei morti nel Mediterraneo e con l’intento dichiarato di evitare nuove stragi e garantire il diritto d’asilo su scala europea, infatti, si afferma la necessità di una politica comune per il governo delle migrazioni, il cui effetto più esplicito dovrebbe essere un rafforzamento di Frontex e dei sistemi di controllo alle frontiere. I regimi di detenzione non sembrano destinati a venir meno, ma dovranno essere appropriati, temporanei e rispettare i diritti umani. Forse, in Italia, questa nuova attenzione da parte dell’UE porterà alla cancellazione definitiva del reato di clandestinità e dei suoi corollari, come l’assurdo trattamento riservato a chi soccorre i migranti in mare, e all’adozione di politiche sul diritto d’asilo. Per questo una lettura attenta del documento suggerisce di abbandonare definitivamente l’ottica della “Fortezza Europa” e la trappola dell’approccio umanitario, e domandarsi che cosa cambierà davvero. La risoluzione descrive i migranti irregolari come vittime, mentre afferma l’importanza strategica per il futuro dell’area Euro-Mediterranea della migrazione dei lavoratori. Il superamento della Bossi-Fini, oggi invocato da più parti, può portare alla fine dei suoi aspetti più esplicitamente violenti e, al tempo stesso, condurre a un rafforzamento dei dispositivi differenziati di controllo e sfruttamento del lavoro migrante.
Ascolta l’analisi di Giorgio da Radio Onda d’Urto: