Il primo giugno a Bologna siamo scesi in piazza a fianco dei migranti contro i 41 licenziamenti decisi dalla Granarolo e per difendere il diritto di sciopero di chi sta lottando nei magazzini della logistica. Come hanno già fatto picchettando i magazzini, bloccando l’interporto e riempiendo il centro di Bologna il 23 marzo, i migranti hanno ancora una volta mostrato la loro determinazione, sfidando lo Stato e il padrone. Lo Stato che con le sue leggi fa dipendere i migranti dal permesso di soggiorno e, attraverso il Garante, dichiara il latte e lo stracchino beni di prima necessità con la speranza di bloccare le lotte. Il padrone, la Granarolo che, dopo aver espulso la cooperativa che forniva i servizi di logistica, ha mostrato la sua vera faccia tenendo fuori i facchini che giustamente pretendono di essere reintegrati e assumendo 65 nuovi lavoratori.
I 41 facchini licenziati sono tutti lavoratori iscritti al Si Cobas e sono stati tra i più attivi nel sostenere le lotte di questi mesi. Non è un caso che i provvedimenti punitivi abbiano colpito loro.
Come negli altri magazzini della logistica, i lavoratori della Granarolo sono in quasi totalità migranti. Anche i 41 licenziati sono tutti migranti e ad alcuni di loro scadrà il permesso di soggiorno questo mese. Questa scadenza, con tempi diversi, arriverà anche per gli altri colleghi. Licenziando questi lavoratori, la Granarolo non vuole solo liberarsi dei protagonisti scomodi di queste lotte, ma mandare un segnale a tutti i migranti: se lottate, il vostro permesso di soggiorno è a rischio. Per colpa dello stretto legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, questo comporta il serio rischio di perdere il permesso di soggiorno. Comandare il lavoro dei migranti si devono disciplinare le loro vite con il ricatto del permesso di soggiorno. Così come per comandare sulle loro vite, si deve sfruttare il loro lavoro. Il licenziamento di questi lavoratori è lo strumento attraverso cui costruire ancora lo sfruttamento di altri lavoratori.
Il Coordinamento Migranti sostiene le lotte dei lavoratori della Granarolo per il miglioramento delle condizioni di lavoro e si schiera in modo netto dalla parte dei 41 licenziati. Mentre sosteniamo la domanda di reintegra dei licenziati, affermiamo anche che nessuno deve perdere il permesso di soggiorno a causa dei licenziamenti: a differenza del Garante, per noi bene di prima necessità è il permesso di soggiorno. Così come abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere questi migranti nelle loro lotte, allo stesso modo non li lasceremo soli quando la loro controparte diventerà la Questura. Non solo quindi saremo davanti alla Granarolo, ma, se metteranno a rischio il diritto dei facchini licenziati a vivere dove vogliono, siamo pronti a mobilitarci con loro nei confronti di Questura e Prefettura per fare in modo che nessuno perda il permesso di soggiorno.
Ancora una volta saremo di parte, per denunciare un sistema di sfruttamento che agisce dentro e fuori la logistica. Un sistema che non risparmia le nostre vite, la nostra libertà di scelta e di lotta.
Coordinamento Migranti